terreno si partiva da posizioni opposte. Non si trattava di realizzare una convergenza, ma di raggiungere e difendere ad ogni passo un comprornes5o, ed un faticoso compromesso. Del resto, è proprio su questo terreno cl1t i democratici laici si scontrano con una mentalità ed una dottri11a esclusivistìche, e si trovano quindi tra Scilla e Cariddi. Il comunismo è dottri11a totalitaria in tutte le manifestazioni della vita politica, econornica, sociale, culturale dell'uomo. Ed è facile per un democratico laico trovare di fronte a questa formidabile manifestazione di esclusivismo, punti di contatto più con un cattolico che con un comunista. Ma quando si scende a problemi di scuola, di cultura, di religione, di arte, di indirizzo ideologico, il democratico laico non ha più scelta. È stretto dalla morsa di due dogmatismi, che poco spazio lasciano al pensiero critico, e quindi ai valori fondamentali che reggono la concezione laica della vita politica e sociale. Per raggiungere, su questo terreno, un giusto ed equo compromesso con i cattolici, i democratici laici avrebbero dovuto possedere una sufficiente forza politica. E sufficiente forza politica essi non avevano prima del 7 giugno 1953 e tanto meno dopo quella data. Per realizzare una politica europeistica con i cattolici, per realizzare una politica di riforme sociali, essi potevano puntare su alcune correnti cattoliche, potevano far leva su una buona parte del partito di maggioranza. Ma per contenere l'eJclusivismo ideologico e quindi il prepotere politico dei cattolici, essi non potevano contare che sulle proprie forze, che erano troppo esigue per arrestare la fiumana. • Nè fu fatto, dai democratici laici, alcun tentativo per unificare e riordinare, su un piano di resistenza ai cattolici, nell'ambito stesso della formula· quadripartitica~ 1e proprie forze. Fin dal novembre 1951, essendo ministro del Governo De Gasperi, lanciai la formula della concentrazione iaica, come premessa di un migliore equilibrio fra cattolici e laici. La conce11trazione << laica >> presupponeva uno spostamento del Partito Liberale verso sinistra, la formulazione di un programma comune da parte di una sinistra democratica e laica, costituita da liberali, socialdemocratici e repubblicani, una lotta attiva per difendere le esigenze laiche, là dove erano più minacciate. La formula cadde nel vuoto e i partiti laici co11tinuarono a disputare fra di loro e, ciascuno, con la Democrazia Cristiana. L'anarchia più completa caratterizzò la loro politica, e questo assurdo Bibloteca Gino Bianco
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