giornale ha una tiratura limitata (intorno alle 4 mila copie) ed una diffusione conseguentemente molto modesta nell'ambito cittadino. Recentemente, dal 1°maggio u. s., mentre la presente inchiesta era già quasi interamente redatta, i due quotidiani catanesi di cui abbiamo testè parlato hanno assunto un'unica proprietà, ed il primo di essi ha lievemente mutata la sua testata, intitolandosi L'Isola. Dopo tale avvenimento, essi risultano editi dalla S.E.D.I., società costituitasi con atto Notar Mirone di Catania il 24 aprile 1955, mediante il versamento di un capitale sociale di lire 800 mila da parte di vari finanziatori, tra i quali, oltre ad 'esponenti del vecchio gruppo del Giornale dell'Isola, figura un grosso nome dell'editoria triestina, economicamente legato al Piccolo di Trieste (24 ). Tra i finanziatori figurano inoltre i nomi di esponenti di una locale società ortofrutticola e quelli degli ispiratori di un progetto di legge regionale sull'introduzione in Sicilia della bieticultura e delle connesse trasformazioni industriali del prodotto: questo potrebbe far pensare alla coincidenza nell'ambito economico dei due giornali catanesi di interessi legati ai gruppi di industriali zuccherieri del Nord: di quegli stessi gruppi che - come si vedrà più oltre - avevano già inutilmente tentato di acquistare il quotidiano L'Ora di Palermo. Certo è che questo unico intervento di capitale settentrionale nell'editoria siciliana è servito soltanto a trasferire su più solide basi industriali ed editoriali due tra gli organi più reazionari dell'isola, collegandoli ad un giornale triestino, con il quale essi hanno preso a condividere, oltre ai servizi dall'estero, anche qualche firma di rilievo, come elettorale come era, le forze democratiche siciliane (sic!) si sono assicurate in partenza il novanta per cento della vittoria. E questo conta un po' più dei famosi resti, a cui i partiti laici si erano aggrappati come il naufrago al salvagente, dimostrando di preoccuparsi più dei loro casi che delle sorti maggiori della den1ocrazia (sic!)» ( dal numero del 1 ° aprile u. s.). ( 24 ) Per la precisione, trascriviamo dall'atto notarile i nomi di tutti i finanziatori, i quali sono, rispettivamente: Comm. Uberto Pasini fu Anacleto di Trieste, Amministratore delegato, per lire 400 mila; Duca Vespasiano Trigona di Mister Bianco, per lire 220 mila; Barone Gaetano Tedeschi dell'Annunziata, per lire 90 mila; Prof. Luigi Carnazza, per lire 40 mila; Dott. Federico Sollima, per lire 30 mila; On. Maiorana della Nicchiara, per lire 20 mila; figura inoltre, come Presidente del Consiglio dei Sindaci della S.E.D.I., il Prof. Silvestro Simili. È presumibile che le somme trascritte, più che rappresentare l'effettivo apporto economico dei singoli proprietari, servano solo ad indicare esattamente la percentualità delle loro quote. Bibloteca Gino Bianco
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