giorno i,n cui si registrerà una certa disponibilità di lavoro. Se le ditte private, che dovrebbero collaborare con gli uffici di collocamento, assumessero pFr intero le loro responsabilità di enti che hanno precisi compiti sociali, 110n sarebbe impossibile dare una migliore sistemazione ad un certo numero d1 disoccupati; ma non si può sottacere il fatto che~ oltre tutto, la ma110 d'opera viene non di rado richiesta, dai conduttori d'azienda, nominativa1ne11te,malgrado le esplicite dichiarazioni di legge, e che i coìlocatori si trovar o, di co11seguenza, nella difficile situazione di dover scegliere fra l'aderenza alle disposizioni legislative e la naturale inclinazione a soddisfare quei disoccupati, normalmente di vecchie e provate capacità, che si siano procurato un lavoro con specifica designazione. Anche da questo stato di cose vie11ea soffrire la gioventù disoccupata. Mancano, i,noltre, fra i giovani, gli specialjzzati, la cui carenza è il segno pitl 111anifesto della precarietà del mercc1to del lavoro nel nostro Paese. Il discorso potrebbe divenire assai vasto, ove si volessero tener presenti i particolari fattori, che ha,nno condizionato lo svill1ppo delle forze giovanili di lavoro negli ultimi anni. Basterà accennare, tanto per esemplificare~ allo stato di co~e che si è venuto creando nel ca1npo, non vasto ma assai impeg~nativo, dell'artigianato: ivi l':tpprendistato giovanile, gravato da enorr11i oneri contributivi, veniva rifiutato proprio da quei datori di lavoro che avevano coscienza di i11terrompere col loro rifiuto il corso di 11na nobile tradizìo11e di attività locali. Oggi i tavoli dei collocatori sono occupati dalle domande di migliaia di giovani. È i,nvalso purtroppo l'uso della raccomandazione politica ed è raro che qualcuno rinunzi all'idea di ottenere un posto grazie ad una segnalazior:e del segretario di sezione di un qualsiasi partito o, magari, di personaggi più in vista. Nella ricerca disperata di una soluzione~ la mente del disoccupato si abitua a calcoli 111alriposti, perde di vista l'obiettiva situazione del lavoro in Italia, prende a credere che colui il quale gode di una occupaLio11e l'abbia ottenuta per un intervento dall'alto; credenza, che il riconosci11to clientelismo della nostra classe dirigente rende, d'altra parte, a ttendlbile. Nei rapJJOrti fra collocatore. e disoccupato, il 111omento crt1ciale è quello in cuì si redige la 1ista dei lavoratori ql1otidianamen te inviati alle ditte ricÌìÌedcnti. Per quanto nella maggior parte dei casi l'elenco possa essere redatto ~crupolosamente, e sarebbe quindi inopportuno dubitare della fede dei collocatori, url'indagine sulle loro attività in alct1ni paesi del Sud si renderebbe forse necessaria per impedire abusi locali ed arbitri che potrebbero es&er commessi. Certo, le reazioni alla lettura dei nominativi so.no le mede- , sime i,11 ogni l11ogo: si denunciano presunti favoritismi, si mette in dubbio l'or:està del collocatore e la massa finisce con l'accalorarsi, i11veendo e minac- [60] BiblotecaGino Bianco
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