Nord e Sud - anno II - n. 7 - giugno 1955

• lare di immigrazione stra11iera, prin1a che siano passati alme,110 due anni, e sempre alla condizione che l'attuale congiuntura economica si 1nantenga inalterata. Questi dati, in senso assoluto, ed isolati dal contesto del processo economico -tedesco, sono, senza dubbio, esatti e pertinenti. Si potrebbe anzi aggiungere che, in effetti, la Germania è stata considerata finora un paese affetto da superpopolazione, al punto da consigliare gli Stati Uniti, di fronte all'imponenza del flusso dei profughi e dei rifugiati (dal 1945 ad oggi, Il m;lioni circa), ad aumentare considerevolmente la quota annua di tedeschi a111messaad emigrare in America. Tale quota, infattt è oggi - ed è bene sottolinearlo - sette volte superiore a quella italiana; singolare ma significativo 1~isultato di una politica emigratoria per molti aspetti simile a quella italiana, ma condotta con metodi diversi! Tuttavia, a voler guardare gli stessi dati da un altro angolo visuale, essi finiscono con l'assumere un valore del tutto diveFso e con il ritorcersi, come argomentazione, proprio contro i sindacalisti che se ne servono, per dar invece ragione agli economisti. Infatti, nonostante gli 11 milioni di tedeschi profughi, affluiti nel territorio della Repubblica Federale, la Germania conta 24 milioni di persone occupate (l'Italia 15 milio11i circa): vale a dire economicamente attive, su una popolazione di 49 milioni di abitanti; essa quindi pos5jede una percentuale di popolazione produttiva pari al 49,5%, la più elevata d'Europa, appena inferiore a quella americana; inoltre, l'incremento dei posti di lavoro ha consentito, dal 1950 ad oggi, di comp,rimere ulteriormei:te il nu1nero dei disoccupati, a meno della metà. Qualora poi si assuma come esatta ed attendibile la valutazione, anch'essa di fonte tedesca, per cui almeno 500.000 persone che figurano disoccupate sono, in realtà, inabili al lavoro, la cifra residua - la quale rappresenta l'effettivo numero dei disoccupati tedeschi - mostra come il problema della disoccupazio,ne, in Ger1nania, lungi dall'essere preoccupante, esista solo per determinati settori; e comunque non oltrepassi il normale livello proprio di ogni economia in espansione. Anzi, poichè il valore numerico dei disoccupati costituisce un valore strutturale dell'attuale congi11ntura, è evidente che solo ricoprendo le numerose offerte di impiego non soddisfatte, mediante l'assunzione di nuove forze di lavoro provenienti dall'emigTazione straniera, la Germania potrà sperare di incrementare adeguatamente la sua produzione, in modo da creare nuove e maggiori quantità di posti. Ben 160.000 « vacanze » non sono state, infattj, ricoperte per mancanza di maino d'opera; e le maggiori aliquote di richieste non soddisfatte si registrano, app,unto, nel settore agricolo ed edilizio. Con questo non si vuole affermare che il mercato tedesco del lavoro ignori determinati problemi e non soffra di evidenti strozzature; così, ad esempio, il sempre crescente numero degli impieghi offerti e non occupati . . - Bibloteca Gino Bianco \.

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