egli fo~se decisamer1te contrario ad una immigrazione organizzata di lavoratori italiani e che sua sola preoccupazione fosse quella di formulare il sostanzìale rifiuto ad esaminare il problema e ad avviare conversazioni sull'argomento, in modo tale che non potesse venire interpretato come un atto (li cattiva volontà del Governo tedesco. Rimane però non meno vero che il Ministro dell'Economia, Erhard, si era dimostrato favorevole, invece, alla emigrazione italiana; e che pertanto l'opposizione ad essa si era venuta sviluppando in seno ai si,ndacati e al Dicastero del Lavoro. Si trattava, quindi, e si tratta tutt'ora di una divergente valutazìone politica fra due ministri, di un contrastainte apprezzamento sulle condizioni economiche del paese, ·o di una opposizione specifica alla emigrazione italiana? Il problema merita di essere approfondito non ·solo per ìe sue implicazio~1i i1nmediate e per la sua incidenza sul nostro flusso emigratorio, ma anche perchè, in un certo senso ed in una certa misura, il problema dell'emigrazione italiana in Germania è il termine di confronto della volontà di cooperazione internazionale in materia di movimeJ1ti di mano d'opera. Per orientarsi fra i contrastanti termini di questa singolare polemica, la quale, evidentemente, sottintende una divergente valutazione dello stesso fenomeno, ·occorre rifarsi a qualche elemento concreto: il reddito nazionale tedesco, il quale è aumentato, ininterrottamente dal 1951 ad oggi, di u,n tasso annuo del 5-6%, e gli indici della produzione i11dustriale e delle costruzioni edilizie, che hanno registrato Util incremento non inferiore al 7%. Soltanto l'agricoltura, per un complesso di ragioni, fra le quali posso110 essere annoverate il lento spopolamento delle campagne e l'insufficienza di mar10 d'opera, si è mostrata incapace di seguire con uguale slancio il rit1no generale di accrescimento. In tale campo, infatti, quest'ultimo non ha mai superato il 3%. Tutti i dati relativi alla situazione economica della Germania confermano, d'altronde, in ogni settore, il grande svilup·po ed il continuo moto espansivo di essa. Lo dimostra, fra l'altro, anche il volume delle esportazioni tedesche verso il Centro e Nord-America, a11mentate, intorno al 1953, al punto da permettere di ridurre il grande deficit in dollari dei precedenti anni a 27 milioni (quello dell'Italia era salito nello stesso periodo di tempo a 322 1nilioni) e di realizzare, anzi, nel 1954, nella Bilancia dei Pagamenti, u11a ecce~enza positiva nei confronti dell'area del dollaro. Quale sia la posizione credito1ia della Repubblica Federale, all'interno dell'Unione Europea dei Pagan1.enti, è cosa nota ed è un altro segno della _vitalità della sua economia; non è infatti un caso che la Germania sia oggi, fra tutti i paesi europei, quello che più tenacemente di ogni altro si mostra favorevole al ripristino della libera convertibilità della moneta. Bibloteca Gino Bianco I
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