Nord e Sud - anno II - n. 7 - giugno 1955

Nono·stante le legittime speranze suscitate da tali notizie fra i 1 nostri lavoratori, nessuna chiarificazione od informazione da parte italiana, ufficiosa od ufficiale che fosse, venne successivamente a ragguagliare l'o,pinione pubblica sulla effettiva portata delle conversazioni italo-germaniche. Non mancarono, inve·ce, in contrasto con il tenace e significativo silenzio italiano, le vivaci re;zioni tedesche; ed t1n discorso del Ministro dell'Economia, Erhard, in cui si faceva cenno alla possibilità di un impiego di mano d'opera italiana in Germania, provocò non solo le aspre critiche dell'intera stampa tedesca, ma anche la smentita di un portavoce del Minis,tero del Lavoro e la presa di posizione, rigidamente negativa, dei Sindacati e dello stesso Pre- .. sidente dell'Istituto Centrale del Lavoro; concordemente, ed in opposizione al parere di Erhard, t~tti costoro sostennero, infatti, la 11.ecessità di sistema1e convenientemente la mano d'opera nazionale pri1na di prendere i,n esame la possibilità di una immigrazione di lavoratori stranieri in terra tedesca. 1n un secondo tempo, lo stesso lVIinistro del Lavoro, Storch, intervenne ufficialmente nella polemica: facendosi eco delle preoccupazioni degli ambjenti sindacali, egli confermò, al Bundestag, come la Germania non fosse 111 grado, almeno per i due pros i111ianni, di assorbire mano d'opera straniera in genere; ed in particolare poi, per quanto rig·uardava gli operai italiani, non esitò ad affermare che l'on. Vigorelli, trattando con lui nella questione a Ginevra, aveva riconosciuto l'impossibilità, per l'Italia, di fornire alla Germania mano d'opera altamente specializzata, l'unica, d'altronde, che ia Repubblica Federale fosse in grado di accogliere sul momento. Dell'intervento del Ministro Tedesco del Lavoro al Bunde tag dava finaln1ente notizia ai1che la stampa italiana. Inutile dire che le dichiarazio11i fatte dal · Ministro Storch, in tale occasione, ci hanino non poco sorpreso. Tutti sanno, infatti, ed un Ministro del Lavoro assai meglio di ogni altro, che la mano d'opera altamente specializzata rappresenta, dal pt1nto di vista ,11umerico, una piccola percentuale dell'intera massa lavoratrice; e che pertanto il suo espatrio non risolverebbe che in minima parte i gravi problemi creati dalla superpupolazione nel paese d'origine. Inoltre è ben noto che per tale categoria di lavoratori un problema di disoccupazione non si pone nei termi11i usuali, in quanto il suo eventuale rei1npiego in settori produttivi contigui è sempre possibile anche nella madre patria; ed è altrettanto noto che esportare 1r1ano d'opera particolarmente specializzata è quasi sempre un cattivo affa1e per il paese che la fornisce, in quanto esso viene a perdere lavoratori il cui costo di formazione è particolarmente elevato, tanto per il nucleo familiare quanto per la società nazionale. Nè è lecito pensare che il Ministro tedesco avesse potuto equivocare sul carattere e la natura della 11ostra emigrazio11e, nota nei suoi problemi, ormai, nei convegni internazionali di tutti i gradi; per cui si deve pit1ttosto concludere che, almeno per il 1no1nento, BiblotecaGino Bianco

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