Aìc.une Amministrazioni sostengono che le gare per il quinto rise~ato alle industrie meridionali dovrebbero essere aggiudicate sulla base dei prezzi pratie,ati dai vi,ncitori delle corrispondenti gare sul piano nazionale. Questa 1mpo~tazione, rigidamente intesa, risch-ia di svuotare la « legge del quinto». Se, 1niatti, le aziende concorrenti nelle gare riservate al Mezzogiorno potessero praticare sempre i medesimi prezzi offerti dagli aggiudicatari delle gare nazio11ali, la legge del quinto non avrebbe ragione di esistere, e le industrie meridionali sarebbero in grado d-i attribuirsi ben più che la quinta parte delle forniture. Si deve poi considerare che, se anche la ditta vincitrice della gara per l'altro quinto si trovasse sullo stesso piano tecnico-economico, no11 si potrebbe mai sostenere che due commesse - di cui l'una sta all'altra con un raprorto di I a 5 - possano essere eseguite ai medesimi prezzi; in quanto è logico che una produzione di 200 pezzi viene, senza dubbio, a co- ~tare unitariamente più di una produzione di 800 pezzi. Argomentazioni con1e queste, potrebbero, d'altra parte, sollevare molti dubbi; e non soltanto fra i pedanti del liberismo, come, ad esempio, l'ex deputato liberale Giu- &eppe Alpino, che va conducendo una ostinata campagna, concepita contabilmente, sui costi della politica meridionalista. Ma la legge del quinto va vista, come s1 è detto, nella prospettiva della industrializzazione, no11 come somministrazione d'ossigeno a organjsmi collabenti. Con ciò non voglian10 sostenere che le aziende meridionali possano fare il proprio comodo in mater1a di prezzi; e neppure che una differenza debba esservi per forza. È tutta una questione di limiti e di tempo: limiti dinamici per quanto riguarda u1 a <liflerenza di prezzi - unitari, beninteso - che deve attenuarsi man mano che nel tempo procede l'industrializzazione e vengono meno le condizio11i di svantaggio degli stabilimenti meridionali cui si accennava prin1a. È questione, magari, anche di un solo decennio, di quel famoso decennio clic se1nbra non poter avere mai il suo corso normale. L'altro punto di contestazione è quello del conteggio del quinto. Alcune Amministrazioni sostengono infatti che, una volta ricevuto un quinto deì totale delle co1nmesse assegnate nell'anno, il Mezzogiorno possa ritenersi soddisfatto. Ci sembra più corretta interpretazione del provvedimento legislativo q11ella che porta a ritenere la percentuale del 20% come la percentuale 1ninima da raggiungere; anche largamente superabile. Ciò significa che, per ogni quinto di ciascu,na commessa, la gara va aperta separatamente, senza tener co11to, nel computo, di quelle gare nazionali vinte da aziende del Sud jn normale competizione con quelle del Nord. Qualche Ente cerca invee.e di caricare, sulla quota del quinto, quelle forniture che aziende 1neridionali riescono ad aggiudicarsi in regolare concorrenza sul piano nazior1ale. Qualche altro Ente cerca di gonfiare il conteggio addebitando al Mezzogiorno j forti rifornimenti di combustibile, di legnami in tronchi, e di altre 1naterie prime: rifornimenti che non determinano un rilevante apBibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==