·vano pensato che fosse nel '44-'45, quando il Giannini disse schiettamente che nessuno l'avrebbe mai indotto a calzare gli stivaloni o a fregiare il suo cappello dell'aquila imperiale, quando finalmente quel fascismo che avevano <:redlito di ravvisare nell'apologia dello « stato amministrativo» si presentò nella più genuina incarnazione del Movimento Sociale Italiano. Questo settore d'opinione non obbedisce evidentemente a richiami di ordine economico·, di conservatorismo corporativo: per o,pportunità o per tattica parlamentare i suoi deputati potranno essere favorevoli o contrari alla riforma fiscale o alla ri~orma dei patti agrari, ma ciò che li caratterizza nel paese e che chiama i voti no-n è tanto un programma determinato di riforme o di conservazione quanto un atteggiamento politico generico di avversari del parlamentarismo e del liberalismo, di nostalgici della dittatura e dell'impero, di retori del nazionalismo. Se si conducesse a fondo l'analisi si vedrebbe for~e che su molti problemi politici questi fascisti che pretendono di appellarsi ad un ipotetico paese cc reale >) contro il paese cc legale n soffrono essi per primi di questa dicotomia, perchè la loro classe parlamentare è ammalata di possi-- bilismo, perchè dietro le dichiarazioni di tronfia durezza v'è una disposizione trasformistica. Ma ciò interessa relativamente: quel che preme mettere in chiaro è che tale settore dell'opinione di destra non si può ricondurre nell'alveo dello Stato democratico in nome di una prospettiva conservatrice: i ceti piccolo-borghesi che oggi rispondono ai richiami nostalgici e nazionalistici, che danno credito alla retorica dei neofascisti, di una politica conservatrice non saprebbero che farsene. E quanto agli altri, a coloro che potremmo chiamare i « duri n della destra neofascista, essi vogliono restare sovversivi, e non chiedono affatto di essere cc liberalizzati ». Resta da considerare l'altro settore dell'opinione di destra, quello monarchico•: ora è bene chiarire subito che questo della destra monarchica è un problema essenzialmente meridionale. Nell'Italia centro-settentrionale, infatti, il P.N.M. nel ,1953 raccoglieva meno di mezzo milione di voti, pari al 2,85 % del totale dei voti validi; nel Mezzogiorno continentale, invece, esso raccoglieva più di un milione di voti, pari al 13,64 % del totale dei voti validi. Queste cifre sono abbastanza eloquenti: non si può fare nessuna analisi valida e quindi non si può indicare nessuna prospettiva di azione nuova che non sia fo,ndata su un esame della realtà meridionale. Ora un esame anche superficiale suggerisce che la zona principale di questa opinione di destra monarchica nel Mezzogiorno è costituita dal sottoproletariato urbano e, in misura assai minore, dal sottoproletariato contadino: sono appunto le plebi cittadine e delle campagne che obbedendo al richiamo sanfedista accorrono a rinforzare, come sotto una spinta ancestrale, le file monarchiche. Ma la stessa osservazione, sia pure superficiale, ammonisce anche che negli ultimi due anni questo settore è in forte movimento, poichè è in corso quella che .si potrebbe chiamare la promozione del sottoproletariato monarchico a proBiblotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==