, zione delle spese tra Stato e categoria, sia per quanto concerne la distribuzio11etra gli assistiti della quota a carico della categoria. Sin dalle prime battute del dibattito, I'on. Puglièse informò la 11 a Commissior1e della Camera che lo Stato avrebbe potuto contribuire con 1500 lire per assistito: non è molto, se si vuole, ma questo era quanto. si poteva assicurare. P-er domandare sovve11zioniallo Stato non sono mai state necessarie specificl1e qualità, e in nessun modo si potrebbe ascrivere a merito del progetto Longo-Pertini di aver proposto un contributo statale pari ai 2/3 dell'occorrente: lo stesso on. Di Vittorio asserì di rendersi conto che si devono << tener presenti i limiti imposti dalla necessità e dalla esigenza di procedere gradualmente>> (17 ). Di gran lung~ più rilevante è il problema della ripartizione, tra i col- • tivai.ori diretti, della quota a loro carico: ed il metodo co11cui si è creduto di risolvere equanimamente tale problema è senza dubbio la massima deficie11zadella legge. Una deficienza che neppure l'opposizione mostrò di rilevare in tutto il suo significato e in tutta la sua portata. << A parte ... il co11corsodello Stato, vi sono due specie di contributi, il prin10 dei quali si può definire contributo di solidarietà, in quanto pagherà dl più chi ha più terre o terra più ricca », scriveva recentemente l' on. Bono1ni ( 1 ~ ), illustrando la << sua >> legge. Il « secondo dei quali », ossia il cuntribut:> pro-capite di 750 lire, l'on. Bonomi, con encomiabile senso di pudore, si guarda bene dal definire. << Anche 700 lire pro-capite possono risultare troppo onerose, specialmente per le famiglie numerose», aveva aifer1nato il 12 maggio 1954 di fronte alla Commissione: ma fin dal 23 luglio queste parole erano state dimenticate dall'on. Bonomi e dai suoi colleghi, che ribadirono ostinatamente la necessità di questa quota, al fine di evitare, con ì'adozione di un criterjo di ripartizione proporzionale ai mezzi, ( 17 ) Poco dopo, con scarso rispetto per la coerenza, l' on. Di Vittorio affermava candidamente: << non vedo come mai lo Stato non possa sostenere un onere maggiore». Degne di attenzione, invece, le parole dell'on. Grifone, il quale sostenne non dover essere le possibilità finanziarie dello Stato a condizionare l'assistenza, ma viceversa: un concetto - è doveroso riconoscerlo - che sovverte completamente le tradizionali concezioni di un pensiero economico tardivo e retrogrado, secondo il quale sarebbero i mezzi disponibili di ciascuno a condizionare le sue spese e non queste a condizionare i primi. ( 18 ) Oggi, 3 marzo 1955. I BiblotecaGino Bianco
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