servare certe posizioni di predon1inio. Non si nega naturalmente che i comunisti avessero molte buone ragioni per volere quello che fecero; nè si pensa, come pure in quei mesi qualcuno pensò, che essi avessero in mente il sottile argomento del « tanto peggio, tanto meglio » : il machiavellismo dei comunisti è stato sempre di molto inferiore a quello che è stato loro sovente troppo generosamente attribuito. Ma è evidente che all'infuori dj certi fattori internazionali che a TogHatti dovevano di necessità sfuggire, egli e i suoi am1c1 non seppero valutare le effettive condizioni ,del paese e soprattutto non valutarono che una volta rinforzato il blocco conservatore, questo li avrebbe travolti: essi insomma dimenticarono la logica delle cose (il che per dei marxisti è veramente eccessivo). Non si pretende certo che qui sia la sola causa e che tutto il resto non sia altro che una catena di effetti; ma solo che, quando si voglia fare un ordinato e intelligente discorso storico su questo decennio di vita italiana, bisogna iniziarlo da quel momento e porsi il problema pregiudiziale della « rottura )) e della « continuità )). Non a caso questo problema travagliò molto e oppose gli unj agli altri gli uomini del Partito d' Azione, i quali se lo posero, non fosse altro che per deformazione professionale!, fin d'allora con maggiore sensibHità storica di chiunque altro. E in realtà gli scritti più maturi del volume sono quelli del VaHani e del Battaglia, che mettono entrambi al centro della trattazione tale questione (anche se nel secondo l'ardore polemico è più espljcito che nel primo) e sciolgono l'angustia degli schemi politici o propagandistici in una più meditata considerazione storica. Ci si è fermati su questo punto non solo perchè ci è sembrato il più importante e interessante di tutti, 1na anche perche è molto difficile dar conto della varietà di motivi del volume laterziano; tanto più difficile, in quanto la varietà e tale che diventa a volte contraddittorietà. Come, infattj, mettere d'accordo il « miracolo >> della ricostruzione economica che prospetta il Corbino col color rosso delle pagine del Lussu? Non vale dire che si sono costruite le cose e non gli uomini, perchè dopo tutto le cose non si costruisco~o da sole, ma sono gli uomini che le mettono su; ~on resterebbe quindj che da concludere che il color rosso del Lussu è eccessivo, ovvero che il « miracolo >> è un·· brutto miracolo : e il comune lettore a$setato di << storia )) difficilmente potrà accontentarsi di questa conclusione. Ad esempio il Corbino scrive, a proposito del Mezzogjorno, che « il massiccio sforzo che e stato iniziato nel 1950 con leleggi speciali testimonia della volontà della classe dirigente italiana di avviare a soluzione il problema )): noi aggiungeremo che se anche sj volesse pronunciare una condanna radicale della politica « me-- ridionale )) dei vari governi dal '48 in poi (e francamente non ci sembra che il giudizio debba essere così risolutamente ne-- . gativo ), non si potrebbe tuttavia tacere la vocazione di rinnovamento delle strutture della società italiana che essa esprime. Nella politica italiana degli ultimi dieci. anni, pur tra contraddizioni e incertezze, tra errori grossolanj e incomprensibili timidezze, questo sentimento v'è stato e non può essere in nessun modo .trascurato. Come si vede, non è solo una questione di tono, ma è una questione di sostanza: a noi non è sembrato di trovare nel rigore polemico dell'analisi di un Calamandrei o di un Lussu (prescindendo naturalmente dall'assai diversa qualità dei due saggi} alcun movimento di umana simpatia. Ed. [127] BiblotecaGino Bianco
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