Nord e Sud - anno II - n. 7 - giugno 1955

• fantasia appunto, erano destinate a qualche giornale clandestino, forse 1ion ebbero altra origine che un momento dì comniozio·ne più intensa, volendo in qualche modo riecheggiare l'imperativo di « non mollare ». c·erto è che il loro ~ignificato· sta anche nel documeritare il tenace attacca1nento al tono ed allo stile del Risorgi meno e dell'Italia carducciana da parte di coloro che non vollero accettare un'immagine dell'Italia che sape- -vano falsa, anche se paludata di appariscente modernità: un'immagine che, per dirla col Croce, rifietteva « forse l'Italia di Gabriele D'Annunzio, ma non quella di Giosuè Carducci) nella quale appunto la tradizione nostra viveva ». .n. d. r. Ventiquattro maggio 1915. La notizia della dichiarazione di gueria corre in ufl baleno tutta Milano, agitata, inquieta, insonne negli ultimi giorni di attesa. A sera tarda nella redazione del Corriere si affollano, intorno a Luigi Albertini, collaboratori ed amici di ogni parte d'Italia, che hanno combattuto con lui la battaglia dell'intervento e che, sorpresi dagli eventi a Milano, vogliono vivere con lui quest'ora unica della storia d'Italia. · Nelle sale, piene di movimento, passano giornalisti e parlamentar.i, scienziati ed uomini di lettere, uomini di toga ed uomini di spada, il fiore dell'intelligenza e della cultura nazionale, significativa rappresentanza di quella élite che l'Italia ha espresso attraverso cinquant'an11i di libertà politica e di unità nazionale. La conversazione, che ventiquattr'ore prima sarebbe stata vivace e rumorosa, è contenuta e raccolta. Un'ansia segreta domina i cuori. Questi uomini, che da tanti mesi si battono per trascinare governo e popolo al cimento, trepidano oggi, nel loro profondo, per le sorti della Patria. Giovanni Amendola e Ivanoe Bonomi, giunti pochi istanti prima da Roma, raccontano ad Albertini gli ultimi eventi della Capitale. In un gruppo di ufficiali, tra cui domina per la prestanza della persona il Colonnello Bencivenga, un borghese piccolo e rotondo parla di operazioni di guerra coprendo nervosamente di schizzi una serie di foglietti che il Colonnello Capodilista strappa da un elegante taccuino. I suoi occhi mandano lampi, il suo volto mobilissimo si atteggia alle più diverse espressioni, la sua parola, rapida e colorita, ribatte pronta ogni obiezione. La deferenza .degli ascoltatori dimostra che si onora in lui non solo la superiorità del grado, ma soprattutto l'altezza dell'ingegno. Quel piccolo borghese è il Generale Luigi Capello. .Bibloteca Gino Bianco I .

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