i ediinterpreti politici a questi dieci anni, vediamo che, dopo tutto, malgrado .gli errorì del 18 aprile o del 7 giugno, molte delle cose che si son fatte per la difesa e lo sviluppo della democrazia italiana, e molte delle cose che non si sono fatte contro la democrazia italiana, possono, anzi devono, essereascritte fra i meriti dei Saragat e dei Pacciardi, dei La Malfa e dei Cattani, dei Carandini e dei Villabruna, della socialdemocrazia,del partito che per ironia suole essere definito «storico>>d, ella altrettanto ironizzata sinistra liberale. Basti pensare, per verificare questo giudizio, al cieco rancore con cui da destra si guarda a questi uomini e a queste correnti politiche. Se Democrazia Cristiana e Partito Socialista avessero dimostrato lo stesso senso di responsabilità,la stessadedizione allo Stato ed al paese, forse la situazione italiana sarebbe oggi abbastanza chiara, e non si dovrebbe reclamare una così problematica <<chiarificazione». L'on. Nenni imposta il problema dell'apertura a sinistra come quello del colloquio fra cattolici e socialisti, invece che come quello dei nuovi rapporti fra centro democratico e socialismo. Con prova generale in Sicilia, si vuol da parte di alcuni riproporre un 18 aprile democristiano, da parte di altri un 7 giugno frontista. Nello stessotempo si vuole addossareal P.R.l. ed al P.S.D.l. responsabilità che vanno addossate al sottogoverno della D.C., e si vuole ancora una volta chiamare in causa l'arrendevolezza verso la D.C. da parte del P.R.I. e del P.S.D.I. per colpe che chiamano in causa l'arrendevolezza frontista di molti· democratici italiani. Nel momento in cui mettono radice questi equivoci, noi, altre volte severamente critici contro i cosidetti partiti mino.ri, crediamo più che mai nece,i5sario - per tener ferme le esigenze permanenti della democrazia italiana - formulare una ideale dichiarazione di voto per la Si.cilia,a favore delle liste unitarie del · P.R.I. e del P.S.D.I.. [6] Bibloteca Gino Bianco
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