Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

siano rimaste senza influenza su di lui alcune tare dell'ambiente poJitico locale, in linea di massima si può prestar fede alla lealtà della sua « con- • versione>>. Ad essa, e per sua influenza, è seguita quella di Giuseppe Mauro, un contadino comunista, quotista dell'Opera Sila e _piccolo fittavdlo, assessore ai lavori pubblici. La sua prima scelta politica è da ricondursi a esigenze sindacali, fenomeno freque11tissimo, del resto, fra i contadini calabresi, la cui attuale posizione politica non affonda che superficialmente nel terreno ideologico (valgano in tal senso le dichiarazioni dei parroci, che non hanno da lagnarsi del comportamento religioso dei comunisti, presenti alle funzioni, partecipi ai sacramenti e mai ultimi nelle contribuzioni). La storia di Giuseppe Mauro non differisce di molto da altre storie analoghe: tornato dalla guerra, egli non trova facili possibilità d' esistenza, per la scarsezza della terra e l'elevatezza dei canoni d'affitto. E quindi ritroviamo in questa vicenda le varie tappe attraverso cui è passato il moto contadino calabrese: l'adesione al << partito dei lavoratori >>, la conquista della terra, la deludente esperienza della cooperativa (per la sua impossibilità a trasformarsi in complesso meccanico di trebbia o di semina), la riforma, e quindi un miglior tenore di vita, conseguente anche alla calmierazione dei canoni per la diminuzione della domanda. Giuseppe Mauro è un uomo di corporatura gigantesca, ma dotato di un certo buon senso contadino: la sua sete di benessere è stata in parte placata, la sua sete di giustizia lo può essere dal socialismo eva~gelico dei Padri Passionisti. Da loro egli non spera nulla; non ne ha bisogno del resto, perchè i prer venti della quota vengono integrati da quelli dei terreni presi in fitto a • • • canoni ormai meno gravosi. Nè Mauro nè Parrilla hanno preso la tessera della Democrazia Cristiana; non lo faranno .fincl1èessa a Strangoli sarà il partito dei «signori». D'altra parte, il loro voto è nelle mani dei missionari, i qual~ di certo non potranno indirizzarlo verso altri lidi politici. L'interesse della situazione di Strangoli, più che in queste defezioni, sporadiche ma non fittizie, sta nella situazione generale. Ne è un indice lo stato d'animo di Alfonso Benincasa, consigliere comunale comunista e dirigente sindacale: convinto d'aver ottenuto la terra grazie alle lotte cui ha preso parte, egli è pur sempre « grato al governo italiano »; la sua scelta politica fu determinata per un verso dalla durezza degli atteggia- [75] _Bibloteca Gino Bianco - ,

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