dovuto accogliere le supercorazzate e le portaerei dell'impero, sotto le cui insegne Ia· costruzione venne iniziata, ma non compiuta; sì che 6 miliardi di lire sono da dodici anni immobilizzati, senza che si riesca a trovare la forza ·O la possibilità di aprire nuove prospettive per la loro utilizzazione. Dicono a Taranto: bisogna ultimare il bacino e metterlo in funzione. Sarebbe un occasionale beneficio per le maestranze specializzate oggi prive di lavoro, non certo una soluzione razionale e permanente del grave problema della disoc- .cupazione a Taranto. Interrogato in merito alcuni mesi fa alla Camera, il Ministro della Marina Mercantile, on. Tambroni, non potè fare altro che racc~ntare la triste storia di questo megalomane progetto impostato dal fascismo. Cessata la guerra e venutasi a trovare con sulle spalle il peso morto del bacino,· la Marina Militare ne propose il passaggio al Ministero dei Lavori Pubblici perchè provvedesse a portarlo a termine. Questi valutò la spesa necessaria per il completamento a 3 miliardi circa e, d'accordo con un'apposita commissione ministeriale, tenendo conto della preesistenza di altri bacini 9i carenaggio nei porti del Mediterraneo centrale, non ritenne giustificata l'erogazione da parte dello Stato di una somma così rilevante. Ogni tanto si parla della possibilità di una concessione a privati, ma è ovvio che nessun privato se la sente di imbarcarsi in un'opera che non offre sicure prospettive nel futuro, trovandosi il porto di Taranto fuori dalle grandi vie di comunica-_ zione marittima. Dal quadro che siamo venuti delineando, deriva una situazione politica largamente sfruttata dall'estrema sinistra. I comunisti, infatti, che tengono le leve del Comune, chiedono quel che anche i democristiani chiedono: e cioè l'intervento della Marina .Militare. Ma nello stesso tempo accusano la Marina di non far niente, accomunando nelle accuse l'intero Governo, nonchè i partiti democratici, che, a loro dire, aspirano al licenziamento in _massa di tutti gli operai dei Cantieri, dell'Arsenale e della polveriera. È un gioco che frutta; basta dare un'occhiata alle statistiche delle ultime elezioni amministrative e politiche per accorgersi dei vantaggi di questa disinvolta tattica dei comunisti, inconsapevolmente favorita dagli avversari, che non si sono decisi a proclamare che il rapporto fra Taranto e la Marina non si può più porre nei termini di una volta, che quel rapporto fu alterato dalla politica imperialistica, che ora si devono cercare soluzioni economiche e sociali per la città in altre direzioni. Qui non c'entra il mondo contadino; / eppure il Partito Comunista è passato dai 43.284 voti del 1951 ai 61.,?60 del .. 7 giugno '53; se la D.C. è rimasta stazionaria, il P.L.I. è passato da 5.330 voti a 3.225, il P.S.D.I. da 5.286 a 2.758, il P.R.I. da 3.,501 a 589. Il relativo, successo registrato dal M.S.I. e dal P.N.M. nel 1953, rispetto alle amministrative del '51, è ormai già sgonfiato; e solo la parte più retriva o ostinatamente qualunquistica di certa borghesia ancora segue questi partiti. [61] Bibloteca Gino Bianco
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