Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

quella di Presidente dell'Assemblea parlamentare francese. Non mancano del resto altri motivi per ritenere che tale cifra sia realistica; ed anzi, che l'economia francese abbia, allo stato potenziale, una capacità di assorbimento anche superiore. Tuttavia, un simile traguardo è ben lontano: vi sono in Francia, attual1nente, troppe preoccupazioni per l'impiego della mano d'opera nazionale del settore carbo-siderurgico. Queste, per effetto del ridimensionamento di talune i1nprese, conseguenterr1ente all'istituzione del mercato comune, potrebbe rivelarsi esuberante. E, reale o no, tale pericolo è avvertito più intensamente in quanto molti Stati, e fra questi più di ogni altro il nostro, premono perchè sia dato attuazione all'articolo 69 del trattato, che stabilisce, nell'ambito della Comunità, la libera circolazione della mano d'opera dei settori integrati; è probabile che, nonostante le forti resistenze francesi, ci si arrivi. Ma di questa situazio11e beneficieranno 1naggiormente e soprattutto gli operai qualificati del Nord e poche aliquote di lavoratori meridionali dell'industria, assieme ai minatori sardi di Carbonia; cioè, in realtà, una categoria di prestatori d'opera che già in patria ha larghe possibilità di collocamento. Superate comunque le difficoltà di natura tecnica e politica che ancora si oppongono a quel giro di manovella che tutti attendono e che dovrebbe portare ad un risveglio di tutta l'attività economica francese, non dovrebbe essere difficile sistemare su quel mercato 50.000 o 60.000 lavoratori str~nieri, di cui, rispettate le proporzioni, almeno 40.000 potrebbero partire dall'Italia. Non sappiamo se, nelle recenti conversazioni italo-francesi di Rorna, il problema dell'emigrazione italiana in Francia sia stato posto nei suoi dati esatti, di problema con soluzioni a lungo e a breve termine; graduato, cioè, secondo la natura e l'entità degli ostacoli che, anche obiettivamente, possono opporsi da parte franc~se. Ci auguriamo di sì, perchè, essendo il problema degli sbocchi all'emigrazione italiana nel mondo, un problema globale, non deve venire trascurata neppure la più piccola possibilità esistente di collocare presso un determinato paese, e in condizioni adeguate, sia pure soltanto qualche decina di migliaia di lavoratori in più. Probabilmente, se ciò accadesse, il Mezzogiorno ne trarrebbe solo un beneficio indiretto, e molto relativo: almeno fino a quando, nel nostro paese, non ci si decida a fare una politica migratoria meglio coordinata, più unitaria. Si faccia il Commissariato dell'Emigrazione; e, alla testa di esso, sia posto un meridionale di grande prestigio ed autorevolezza, capace di resistere alle pressioni interessate. La stampa internazionale in genere, e quella italiana in particolare, hanno di recente accennato all'esistenza di progetti di collaborazione triangolare, intesi a potenziare con capitale tedesco e mano d'opera italiana i territori nordafricani della Francia. Si tratta però di progetti che, anche se avessero superato effettivamente - e non sembra sia questo il caso - lo [ssJ Bibloteca Gino Bianco

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