Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

della Francia un paese di elezione, ma tale fenomeno deve essere soprattutto ~spiegato alla luce delle difficoltà che si opponevano nell'immediato dopo- ;guerra alla tradizionale emigrazione verso i paesi transoceanici, soprattutto werso gli Stati Uniti, e non invece come un nuovo e diverso orientamento delle correnti migratorie meridionali. Tuttavia, tale fatto è interessante e significativo, in quanto dimostra la possibilità effettiva di quanto si è sostenuto trattando la questione dell'emigrazione italiana in Svizzera (cfr. Nord-Sud, n. 3, pp. 39-45) e cioè che, ove si volesse fare veramente opera in questo senso, nei paesi del continente europeo potrebbero trovare occupazione talune correnti migratorie meridionali. Con tutto ciò, la Francia metropolitana rimane, senza dubbio, uno dei paesi preferiti dai lavoratori settentrionali; e a determinare tale particolare preferenza concorrono fattori psicologici e sociali che una recente inchiesta, compiuta da due studiosi francesi, sul comportamento degli emigrati italiani e polacchi, ha posto piena1nente in luce. A questo proposito è spiacevole dover osservare come l'Italia, anche in un settore come quello migratorio, in cui le pubbliche e private manifestazioni di interesse :non si contano ormai più, debba sempre apprendere qualcosa da altri. La possibilità, infatti, di svolgere inchieste sociologiche come quella compiuta da A. Girard e Jean Stoetzel sui nostri emigranti, non sembra anco!a intravista dalle autorità italiane competenti; personalmente, anzi, temiamo molto che un Direttore Generale dell'Emigrazione, il quale chiedesse i mezzi necessari - pochi del resto - per effettuare analoghe inchieste sistematiche presso le nostre più importanti collettività all'estero, o addirittura ·osasse chiedere ·che presso la sua Direzione Generale si studiasse il grado di « compatibilità » e di « tolleranza » reciproca fra emigranti e paesi di immigrazione, oppure i motivi di taluni pregiudizi nei confronti dei nostri lavoratori, temiamo fortemente, si diceva, di vederlo accusato di schizofrenia burocratica, e di veder così co1npromessa, irreparabilmente, una brillante carriera. Tanto, l'esame di fondo dei problemi della nostra emigrazione è lontano, per connaturato conservatorismo mentale, da una trattazione moderna dei suoi aspetti. È possibile pensare che, attuandosi alfi1ne quelle misure di politica econo1nica produttivistica che sono nel programma di ogni governo francese, l'esiguo flusso attuale di lavoratori stranieri verso la Francia possa aumentare; e che, con esso, nella proporzione attuale, possa svil11pparsi anche l'as- ~orbimento di mano d'opera italiana. Secondo calcoli recenti, il territorio metropolitano della Repubblica potrebbe così dare lavoro annualmente ad un minimo d·i 50.000 lavoratori stranieri. È questa, del resto, una valutazione che proviene da fonte non sospetta, perchè emana dalla più alta autorità europea in materia di emigrazione, il signor Schneiter, il quale unisce oggi, alle cariche finora ricoperte in seno alle organizzazioni internazionali, anche Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==