Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

tutti i paesi europei, di una situazione di vero privilegio; quando si pensi a tutto ciò, i dati sopra ricordati non possono non colpire l'osservatore, impressionandoìo per la esiguità dell'incremento economico verificatosi in questo quarante11nio. E l'impressione negativa permane, anche se si vuol tenerei conto delle particolari situazioni e dei problemi che la Francia è stata costretta ad affrontare negli ultimi decenni, come conferrr1a, appunto, l'esame comparativo con la situazione di altri paesi, non meno duramente provati. È evidente, insomma, che la Francia tradisce i sintomi di un grave ristagno economico che investe più o meno tutti i settori produttivi ed al qt1ale t1rge portare coraggiosamente rimedio, prima che esso divenga strutturale; e ciò vale anche se, per periodi a breve termine, si verificano taluni incrementi congiunturali nella produzione, connessi più che altro a lievi spinte inflazionistiche e quindi non considerabili come organicamente acquisiti. Rimane quindi non meno vera l'affermazione che l'economia francese si è abituata a vivere all'ombra di un sistema protezionistico e di sovvenzioni statali che tende sempre più a cristallizzare la divergenza artificiosa ora esistente fra prezzi interni e prezzi internazionali. In un'economia siffatta, resa pericolosamente anelastica, il mercato del lavoro assume una grande importanza e diventa in effetti uno dei fattori dell'equilibrio generale, nella misura in cui sussista un rapporto bilanciato fra le forze di lavoro che si presentano annualmente sul mercato e la capacità di assorbimento di esse nel processo economico. È del resto cura costante dell'autorità francese provvedere ad un esatto e continuo rilevamento della domanda e dell'offerta, esaminare la possibilità _che esse si incontrino dovunque, su tutto il territorio metropolitano, adottando le misure opportune, ed indicare, infine, agli organi compete11ti, il fabbisogno di mano d'opera straniera necessaria ad assicurare la copertura della domanda. L.a Francia ha una popolazione attiva di circa 7 milioni e mezzo di persone, occupate in media per 40 ore settimanali; ed ha un numero di disoccupati che, nei periodi di punta, non supera le 300.000 unità; normalme11te, anzi, si deve ritenere che il numero dei disoccupati sia inferiore alla metà di tale cifra. Questi dati denot~no appunto l'assenza, sul mercato del lavoro, di qualsiasi tensione; ed ,indicano la condizione di sostanziale equilibrio in cui esso opera di norma; del resto, tutta u:na serie di misure, facilitando in molti modi la circolazione della mano d'opera fra i vari dipartimenti francesi, i territori del Nord-Africa e la Francia metropolitana, concorre, insieme ai corsi (diffusi e abbastanza frequenti) d'i riqualificazione professionale, a ridurre sempre più lo scarto fra domanda ed offerta d'impiego. Secondo le rilevazioni accurate, compiute dall'autorità francese per zona geografica e settore produttivo, il numero massimo di offerte d'impiego non soddisfatte rag- :giunge appena le 15.000 unità. Tale scarto si localizza soprattutto nell'edilizia e nell'agricolt11ra, che sono appunto gli unici settori nei quali si avverte BiblotecaGino Bianco

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