Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

l'Acciaio in seguito alle dimissioni del suo presidente Monnet. Ma proprio l'esperienza della C.E.C.A. può essere molto istruttiva. Nessuno negherà che la C.E.C.A. abbia svolto nei suoi primi due an11i di vi,ta un lavoro molto utile; nessu;no negherà che in un'esperienza così nuova quale quella di mettere in comune risorse di primord~iale importanza, superando difficoltà d'ogni genere, la C.E.C.A. abbia colto molti successi. Coloro che parlano di « cartello internazionale », di « internazionale dei capitalisti », ,trasferiscono le ombre delle loro cattive ideologie nella considerazione obiettiva delle realtà concrete; ed ignorano ,o fanno mostra di ignorare, certi elementari dati delle questioni. Ma coloro che avevano visto nell'Alta Auto-rità del Lussemburgo il primo nocciolo d'un potere sopranazionale intorno al quale avrebbe dovuto ordinarsi una ben più vasta costruzione europea non possono far tacere le loro critiche. Certamente non è tanto colpa dell'équipe che ha lavorato al Lussemburgo quanto della congiuntura internazionale: ma la ricerca delle cause non elimina i fatti, ed anzi, se si conclude, come sembra corretto, che le ragioni della degradazione della C.E.C.A. vanno cercate appunto in un intreccio di fattori internazionali e di pressioni particolari, gli auspici che si possono trarre per l'integrazione per settori sono ancora meno confortanti. È accaduto, infatti, che per ragioni politiche, che qui sarebbe troppo lungo ricordare, si è registrato in Europa tra il '52 e il '53 un rallentamento della spinta europeistica, cui si è accompagnato, soprattutto in Francia, u:n rafforzamento delle correnti nazionalistiéhe: entrambe queste tendenze hanno favorito le pressioni che era naturale certi gruppi esercitassero in difesa di interessi sezionali e nazionali. L'Alta Autorità, essendole venuto meno l'appoggio di una coraggiosa politica europeistica al livello governativo; s'è trovata indebolita e condannata da un processo di degradazio:ne che doveva portarla da orgar10 sopranazionale a comitato di coordinamento delle politiche dei vari pa~si; questa crisi è sboccata nello scorso novembre nelle dimissioni di Monnet. Se si accrescono, dunque, come è stato acutamente osservato, i poteri della C.E.C.A., nelle condizio11i in cui si è oggi, senza estenderli in profondità, si giu!lge ad una somma e ;non ad una sintesi; si crea una situazione solo quantitativamente diversa da quella di oggi, mentre noi abbiamo bisogno appunto di un salto qualitativo. Le integrazioni per settori non ci trovano perciò contrari per la loro propria 11atura, ma per la politica che loro è intrinseca e che ad esse si accompagna, o che per lo 1neno si è ad esse finora ' . accompagnata. E quando leggiamo che Edgar Faure si dichiara bensì ~avo- "revole ad una ripresa europeistica, ma afferma che questa sua tendenza è subordinata alla condizione che si tolgano via da tale ripresa i cc dommatisi;ni », noi crediamo di poter comprendere a che cosa il Presidente del Con-- siglio francese voglia alludere con l'oscura espressione. L'esperienza che l'uomo ha mostrato di sè 11ei suoi numerosi atti di governo come l\1inistro delle [47] BiblotecaGino Bianco

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