_ .. strutto i piccoli, ma promettenti germi. Oggi essa è ridotta a qualche minuscolo gruppo di comunali e soprattutto ad. un grosso nucleo di operai (repubblicani in prevalenza) del CEMENTIR e dell'Arsenale Militare, le cui Commissioni Interne sono le uniche a comprendere suoi membri. Pure, a noi non vuol parere che le prospettive di un'azione dell'UIL nella zona industriale napoletana siano assolutamente disperate. Ma, per una retta impostazione del problema, bisogna prescindere dal porre in relazione stretta o necessaria lo sviluppo sindacale e l'orientamento politico generale. Questo ultimo è certo un elemento di gran peso, ma ai fini del primo (e qui più importante) elemento non è decisivo. Così, è ben vero che le forze napoletane del P.R.I. e del P.S.D.I. sono quelle che sono; ma non è men vero che il problema di una UIL napoletana con un suo peso · ed una sua funzione è innanzitutto un problema di uomini. Il recupero, ancora possibile, di alcuni elementi militanti oggi nella CISL potrebbe co- . stituirne il primo momento. Nè si deve aver timore di indebolire così il libero sindacato napoletano; in primo luogo perchè la CISL stessa è ormai un organismo adulto e vitale; e in secondo luogo perchè diversamente potrebbe essere indirizzata la rispettiva azione e assai largo è il campo della massa napoletana non organizzata. Ma, come è chiaro, occorrerebbe a tal fine un intervento diretto e, nel periodo iniziale, un interessamento assiduo degli organi centrali dell'UIL. Inoltre, anche a Napoli son valide le ragioni di una funzione autonoma dell'UIL che sussistono altrove e che hanno ricevuto nuova e qualificatissima conferma dalle elezioni torinesi della FIAT. Si tratta, in sostanza, di una maggiore aderenza psicologica e politica, che nelle maestranze (specialmente se di antiche e illustri tradizioni sindacali) suscitano lo spirito e i programmi dell'UIL. Esiste, infatti, un limite· interno della CISL. Sostanzialmente e formalmente essa è ancorata alle suggestioni dell'interclassismo cristiano, il quale non può alla lunga non destare il timore di un collaborazionismo di principio, pregiudizievole, se non degli interessi più appariscenti ed immediati, certo della battaglia di fondo dei lavoratori per un superamento in senso strutturale dell'antinomia imprenditori-prestatori d'opera. Al riguardo non si dà antidoto migliore di quella concezione de1nocratica del sindacato fondata (non per semplicistico rimasticamento di formule marxistiche e materialistiche, bensì per un robusto senso di ispirazione realistica) su posiziqni classiste, alla quale gli ambienti direttivi Bibloteca Gino s•ianco_·-
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