Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

loro da non saper riconoscere da qual parte stia il loro interesse. Invece di sentirsi, come imprenditori, sicuri di sè, vicini e solidali con i contadini, che sono oramai imprendit~ri come loro, si aggrappano alla difesa inte- ·grale della proprietà redditiera che nello spirito e nella sostanza rappresenta l'opposto di quel che essi sono e costituisce una minaccia e un ostacolo per la loro esistenza. I contadini, a loro volta - divisi tra loro, ancora stretti nella morsa - <lella precarietà e onerosità dei contratti, sovraccarichi delle eccedenze demografiche che ne riducono i redditi già modesti, ignoranti e i11capacidi quel miglioramento che già sarebbe possibile nelle loro imprese - non misurano la strada già da loro percorsa e non individuano in modo preciso le mète possibili della loro personale attività e della loro lotta collettiva, preferendo perdersi i_nuna protesta indifferenziata e inconcludente, che li allontana dalla risoluzione dei loro problemi invece di avvicinarveli (8 ). La conseguenza è, in questo campo come in altri, che, invece di lavorare concretamente alla risoluzione dei problemi, seguendo le linee che la stessa naturale evoluzione ha segnato e che la ragione addita, si batte il passo e ci si perde in azioni inconsistenti. L'evoluzione indicata, che io ritengo inevitabile, si realizzerà, pertanto, ma con ritardo, perchè, già matura, per co,sì dire, nelle cose, non lo è ancora nelle coscienze. ( 8 ) Quando si scriverà, col distacco che oggi non può esservi, la storia di questo decennio di vita democratica, molto ci sarà da dire su questo sviamento delle forze attive del Mezzogiorno dalle linee del loro naturale e ragionevole sviluppo e la responsabilità dei gruppi politici che hanno goduto in questi anni della fiducia di quelle forze apparirà in tutta la sua evidenza. Il partito comunista, in particolare - divenuto in questi anni, per i suoi meriti e per la tradizione e posizione i1npersonata, il portavoce e il centro di raccolta di molti degli individui più combattivi e capaci fra i contadini meridionali - ben poco ha potuto fare per migliorare gradualmente la sorte dei contadini e per far progredire quel processo di forn1azione e stabilizzazione delle loro imprese, nel quale è l'avvenire di una parte almeno dei lavoratori meridionali. La ragione di questo insuccesso va ricercata non tanto nel carattere delle agitazioni sviluppate, che pur rappresentano un mo1nento importante di quel processo; non tanto nella resistenza opposta dalle classi possidenti, quanto nel fatto che - respingendo una prospettiva riformistica - da parte del partito comunista non si sono potuti consolidare i resultati più notevoli di quelle agitazioni nelle uniche forme, moderate e riformistiche, nelle quali ciò sarebbe stato possibile. Bibloteca Gino Bianco

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