Nord e Sud - anno II - n. 6 - maggio 1955

sembra del tutto opposto) alfeditoriale di « Nord e Suà », del 1° marzo) inteso) mi sembra) proprio a indicare un indirizzo d'azione che « intercetti » determinati gruppi operai e contadini) destinati altrimenti a franare nel messianismo ma~imalistico di estrema sinistra. Coi più affettuosi saluti) abbimiJ caro ConipagnaJ il tuo UMBERTO SEGRE. Mi par~ che questa risposta del prof. Segre riduca di molto la materia del contendere. Non credo infatti di aver mai detto ' sconveniente' l'ipotesi che i giovani liberali, o qualunque altro gruppo, procedessero prima del 7 giugno a un rilievo della situazione preelettorale: ché anzi, affermando la legittimità, sul piano tecnico ed empirico, dei metodi sociologici (e qui1ndi di tutti i tipi di rilievi e di analisi cari al prof. Segre), credo di avere assunto una posizione nettamente opposta. Dubito però che ques.ta analisi, ove fosse stata tentata - e sarei molto meravigliato se qualcosa del genere non fosse stato fatto, non dirò dai giovani liberali, che avevano mezzi insufficienti, ma, se non altro, dal Ministero dell'Interno diretto dall'on. Scelba - potesse avere un peso determinante nel decidere l'atteggiamento di un gruppo politico d'i fronte alla legge maggioritaria. Proprio perché tali rilievi, anche se compiuti in modo 'il più possibile esatto', non sono mai 'esatti' del tutto: ed è in questo necessario margine di inesattezza che si inserisce tutta Ullla serie di considerazioni politiche, sull'entità della posta in gioco, sulla gravità del rischio e la convenienza di correrlo, sulla possibilità di spostare l'orienta1nento dell'opinione pubblica, che non sono sociologicamente calcolabili, e tuttavia hanno un peso determinante. Per esempio, i.-J prof. Segre afferma che una eventuale vittoria del centro sarebbe avvenuta a uno scarto così basso da rendere ' indesiderabile' la stessa vittoria. È proprio certo, il prof. Segre, che la sua valutazione della ' indesiderabilità ' di tale vittoria sarebbe stata condivisa da tutti coloro che_ allora si batterono per il centro democratico? Sono appunto criteri politici - che non vuol certo dire arbitrari - come questo della maggiore o minore 'desiderabilità' di un risultato che, a mio giudizio, stanno alla base dell'azione politica. Direi anzi che la situazione italiana prima del 7 giugno, proprio in quanto caratterizzata da un minimo di scarto numerico tra le forze contrapposte, era di quelle che meno si prestavano a essere giudicate con criteri quantitativi. Debbo poi ribadire il mio dissenso dal prof. Segre in merito alla relazione tra unità europea e integrazione democratica delle masse comuniste. Non vale appigliarsi alla sconfitta della CED per qualificare utopistico lo sforzo di realizzarla: troppi 'sconfitti ' conosciamo, del presente e del pasBibloteca Gino Bianco • • # ..

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