così ora inducevano più d'un « liberale >>al gradito ruolo di « fiancheg- • g1atore ». È il caso vistoso, anche se meno noto di altri, di un Lo Monte, il capomafia che tanta parte ebbe nelle suaccennate elezioni di Palermo (e che, come vecchio « liberale », pare che ancor oggi voglia ritornare agli onori della cronaca politica ed elettorale dell'isola). È interessante osservare quali metodi il Lo Monte, ,col ministro Di Scalea, l'armatore Florio e « il loro servo, il prefetto>>, introducesse nella lotta elettorale, a vantaggio del fascio, con una netta prevalenza dell'astuzia e del broglio sulla violenza fisica: prima la presentazione di una lista accortamente redatta, con largo impiego di « indipendenti >>;poi la precauzione di non far comparire direttamente i fascisti durante le operazioni di voto (per una violenta intimidazione finale si ricorse infatti a squadristi non locali), ma di usare il più possibile della mafia e di abusare il più possibile del potere prefettizio (15 ). Mentre nell'Italia centro-settentrionale, dopo il dilagare dello squadrismo, si apriva la Resistenza con il Non Mollare, nel Mezzogiorno si compiva con i Lo Monte l'estrema prova del trasformismo meridionale, logica conclusione del << salandrismo >>,cioè del conservatorisn10 agrario congiunto alla retorica nazio11alistica sotto etichette « liberali », Ma non arrossiaJ.?Odel nome di << liberali >>, perchè altro liberalismo ha dispiegato, << senza calcolo e senza rimpianto », religiosamente, le sue ali, proprio in quegli anni, nel nostro Mezzogiorno, aprendo anch'esso la Resistenza italiana. . NICOLA PIERRI l • - Biblciteca Gino ·Bianc·o .
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