Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

Erano notissime le divergenze fra i democratici laici; e si poneva soprattutto il problema di evitare, al momento stesso del primo incontro e della nascita del movimento, una rottura che avrebbe avuto conseguenze 110nsoltanto nel presente, ma anche e per lungo tempo nel futuro. Esisteva in realtà tutto un fermento nella cultura italiana ed in una parte del ceto medio e della gioventù universitaria; ma era soltar1to un fermento, velleità impalpabili, astratte, incapaci di esprimersi in una ~olontà politi.ca concreta o nella impostazione di quella serie di problemi di fondo - del costume, della vita economica e culturale, dei rapporti sociali ~ la cui soluzione il paese attendeva fin dal Risorgimento. Comu11q11e,questo fermento c'era; e gli uomini più sensibili, come Amendola, ne avvertivano la presenza, e sentivano pure la necessità di non deludere e non stroncare per sempre le speranze e le aspettative, anche se vaghe. Le divergenze - cui sopra accennavamo - fra i democratici, non riguardavano la questione del momento (come invece accadeva in seno ai partito. liberale, al popolare ed al socialista); non investivano cioè il problema del regime, la interpretazione del fascismo, i rapporti con esso. Il fondamentale accordo su un tal problema, importantissimo, era la grande carta di Amendola, Ruini, Vinciguerra, Salvatorelli, Dall'Ara e dei loro amici e sostenitori. Si trattava, per costoro, di far scaturire alcune conseguenze da una rigorosa e precisa valutazione del duplice successo del fascismo e di Mussolini, considerati come due aspetti diversi di un medesimo problema; e si trattava pure di interpretare il fascismo nel quadro della vita pubblica italiana ed europea, evitando, per quanto riguardava i suoi rapporti con la storia postunitaria, le astrazioni e le interpretazioni semplicisticamente deterministe .e classiste. C'è nel tono di tutti gli interventi dei congressisti l'orgoglio di una intuizione veramente seria ed originale: ed è un orgoglio diverso da quello di Gobetti e di Gramsci da un lato, e di Sturzo dall'altro. Pare piuttosto l'orgoglio di chi si rende conto che, per la prima volta dopo l'avvento della «sinistra», veniva a porsi in Italia il problema dello Stato moderno: problema politico, s'intende, che non venne mai trascurato neppure nelle relazioni ·dei giuristi. Ed era perfettamente naturale che premessa essenziale alla soluzione di questo problema dovesse venir considerata la posizione dell'Unione Nazionale nei confronti degli altri partiti e movimenti politici italiani. [97] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==