complessivo di 9.751 milioni. Come si vede, questa volta, siamo in presenza di dimensioni abbastanza industriali. Le realizzazioni più notevoli sono rappresentate dal Lanificio di Maratea, con un investimento totale di 3 miliardi 290 milioni, s,u 2 miliardi 200 milioni di finanzianiento,· della CEMENTIR di Bagnoli di Napoli, investimento totale di 3 miliardi 460 milioni contro 1 miliardo 550 milioni di finanziamento; dalla DALMINE di · Torre Annunziata 2 miliardi 288 milioni di investimento totale co1itro 1.200 milioni di finanziamento; dagli « Zuccherifici Meridionali » 1in Puglia con 1.365 milioni di inveistimento totale contro 990 milioni di ·finanziamento; dalla « OLEIFICI CALABRESI» con 764 milioni di investimento totale contro cinquecento milioni di finanziamento ». Vediamo ora quali conclusioni trae Guido Macera dalla sua inchiesta. « Non sarebbe conforme alla realtà il ritenere che il complesso delle provvidenze legislative e degli stanziamenti di fondi per il credito industriale abbia avuto per destinazione, in tutto ·o in massima parte, l'industrializzazione, se per tale deve intendersi un processo essenzialmente nuovo (spesso tecnologicamente nuovo) in fatto di .impianti e installazioni industriali. S'è già notato come le gracili strutture dell'inditstria meridionale fos,sero state 1nesse a terra dalla tempesta della guerra: si aggiunga l'inflazione monetaria la cui velocità d'urto fu massima proprio nel Sud, e si consideri che qui praticamente mancavano gli strumenti e assente era la tradizione del credito a medio e a lungo termine; si comprende pienamente quindi che gli stanziamenti per il credito cosiddetto straordinario si siano trasformati _ per u,na prima fase dell'intervento _ in operazioni di urgente soccorso al fine di evitare la morte a molte aziende, che dovevano ricdstruire, ammodernare, e spesso ampliare, i propri impianti. Del resto, questa dell' ammodernamento e dell'ampliamento, fu legge economica anche per la grande maggioranza dei settori della altrimenti piiì progredita e più robusta industria del Nord, e non si deve dimenticare la parte decisiva che ebbero i finanziamenti pubblici, non soltanto nella riconversione, ma anche e soprattutto rispetto all'ammodernamento e all'ampliamento degli impianti dell'industria . in genere. I Banchi meridionali non avevano altra scelta se non quella di fronteggiare la situazione di fatto ch'era situazione di emergenza e suddividere gli scarsi fondi tra gli aspiranti piiì meritevoli, che rimanevano sempre abbastanza numerosi, anche a selezione avvenuta. Così le operazioni facilitarono la restaurazione dell'industria esistente, ma non dettero inizio alla rivoluzione industriale del Sud. Ecco perchè i settori tradizionali vengono primi nella graduatoria percentuale dei finanziameriti (molitorio, della pasta, oleario e affini, vinicolo, conserviero, agricolo-alimentare): ecco il perchè del basso ammontare medio dei finanziamenti e dello scarso numero delle operazioni dai 200-250 milioni in su. Tuttavia le medie generali non possono [91] BiblotecaGino Bianco
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