Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

In base alla dettagliata indagine :magra6.co-sociale eseguita dal1'UNRRA-CASAS, le cui risultanze statistiche furono fatte proprie dalla Commissione Speciale per i « Sassi », le 2472 famiglie con case inabitabili furono distinte in due grandi gruppi in vista della futura sede di trasferimento: I) 1653 famiglie da trasferire alla periferia di Matera ( 1408 famiglie di artigiani e. 245 di salariati fissi e braccianti agricoli); II) 928 famiglie contadine da trasferire nei borghi, previsti indicativamente in numero di cinque (La Martella, Venusio, Torre Spagnola, Santa Lucia, Timmari-Picciano), oltre ad una borgata periferica al centro abitato di Matera. - Complessivamente, le famiglie rurali interessate allo sfollamento dei «Sassi>> risultavano nel Programma 1173 (245 più 928). L'analisi di esse in funzione della prevalente attività economica agricola dava luogo alla seguente classificazione: a) famiglie autosufficienti per possesso di terreni nelle zone delle cinque borgate n. 418; b) famiglie autosufficienti per possesso di terreni nelle adiacenze del centro di Matera n. 200; e) famiglie non autosufficienti in nessuna zona e con caratteristiche miste di conduttori e di braccianti n. 310; d) famiglie di salariati fissi e di braccianti n. 245. L'autosufficienza, o più precisamente il limite di interesse economico, che avrebbe potuto giustificare il trasferimento delle famiglie nei borghi, fu fissato dalla Commissione, su proposta dell'UNRRA-CASAS, nella misura minima di Ha 3 di terreni, in proprietà o in affitto, condotti nella zona delle singole borgate. Erano incluse evidentemente tra le famiglie - autosufficienti anche quelle che avevano la duplice figura di assegnatari della Riforma e di sfollandi dalle case dei « Sassi >>. In netta contraddizione con il minimo di superficie dei terreni in conduzione stava il minimo d'ampiezza delle famiglie, fissato in ragione di 2,60 unità lavorative. Esattamente ad u11 anno di distanza dalla promulgazione della Legge Speciale, ossia il 17 maggio 1953, s'iniziò di fatto il trasferimento delle famiglie che abitavano in case che dovevano essere chiuse. Un primo nucleo di 49 famiglie contadine, assegnatarie della Riforma, lasciò altrettante case inabitabili e fu trasferito al borgo La Martella, in parte delle 90 case che costituivano il primo lotto di costruzioni. Appena furono pronte nel Bibloteca Gino Bianco

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