veniamo esortando gli ambienti nazionali della « sinistra laica » a impeg,nare nel Mezzogiorno un serio sforzo politico ed ·o.rganizzativo, secondo schemi ben qiversi da quelli che hanno costretto e costringono forze altamente qualificate a logorarsi nell'isolamento per correggere le debolezze di partiti sempre « mi_nori », o per denunciarle. In ciò consiste quella che si può chiamare la nostra polemica all'interno della « sinistra laica », per u,na nuova piattaforma politica, d'attacco, unitaria, definita su precise rivendicazioni rispetto ·- ' a problemi altrettanto precisamente formulati. Ma qual'è la nostra polemica esterna? Verso la D.C.? Fino a che punto essa si identifica con la polemica di Morlino e dei suoi amici all'interno del partito di cui a Napoli sembrava avessero conquistato il controllo, almeno per l'azione nel Mezzogiorno? Da molto tempo, e in termini sempre più precisi su Nord e Sud, veniamo ammonendo la D.C. sulla necessità di modificare i suoi rapporti con il personale dirigente reazionario del Mezzogiorno, di non identificarsi con l'agrario nel paese o con il segretario dell'Unione Industriali in città, di non dislocare nelle posizioni chiave della situazione meridionale - nell'illusione di reclutare cc autorevoli » adesioni al partito - u,n personale politico malfido verso lo Stato. Queste erano anche implicitamente le posizioni di Colombo e di Morlino al Congresso di Napoli; e non abbiamo alcuna ragione per ritenere che non lo siano più. Ma abbiamo ragione di ritenere che queste posizioni non siano riuscite a prevalere, nel Governo e nel partito, come era110 prevalse nel Congresso. Per quanto ci riguarda, giriamo questa constatazione all'On. Scelba e all'On. Fanfani, chiamando in causa la loro sensibilità democratica. Fissate, quindi, queste nostre posizioni critiche - all'interno della « sinistra laica », e all'esterno, verso la D.C. - e constatata una possibilità di convergenza con l'azione che all'interno della D.C. svolgono Morlino ed i suoi amici, diventa più facile vagliare la preoe,cupazione che è stata avanzata dal citato articolo de Il Popolo: il limite di Nord e Sud, cioè, consisterebbe nell'essere questa « una rivista e soltanto una rivista ». Infatti, secondo Morlino, « per quanto puntuale, una mera verifica, nel succedersi dei fenomeni delle tematiche di fondo della questione meridionale, si riduce ad una azione divulgativa di quelle tematiche, che come tale non può che estendere la zona del frontismo culturale che, come ha avvertito la stessa rivista, è il fondamento su cui si sviluppa il frontismo politico »; cioè, egli aggiunge, « un'azione meramente divulgativa, non coordinata al suscitarsi di iniziative adeguate, ripropone il P.C., più o meno coperto dalla tattica frontista, come l'unico esistente e quindi con1e l'unico beneficiario di quella azione divulgativà ». Ora, dire che Nord e Sud è « soltanto una rivista» non significa addi- [59] Bibloteca Gino Bianco
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