Nel periodo dell'occupazione tedesca, al Colle Oppio e nella zona dell'Esquilino le retate furono numerose. Nelle scuole romane, e segnatamente nell'allora liceo Umberto presso l'Esquilino, che gran parte dei giovani del quartiere frequentavano, la guerra era avvertita come in un'eco: essa rimaneva al di là delle mure scolastiche, contaminava uo1nini, cose ed idee, senza toccare la severità dell'etica pedagogica. Le lezioni continuavano persino durante i bombardamenti; la politica rimaneva argomento fuori discussione; la presenza dei tedeschi veniva considerata un avvenimento spiacevole, ma non tale da ostacolare la regolare affluenza degli alunni in aula. La borghesia romana viveva allora il momento della paura: molti burocrati, minacciati di trasferimento al Nord, perdevano la vecchia fede fascista. Se vogliamo, fu un momento di unità ideale e politica, ma quanto limitato ~ e come destinato a corrompersi entro breve spazio di tempol Evadendo dalle scuole e dagli ambienti familiari, i ragazzi avvertivano l'attrazione dei tempi tragici, eppure avventurosissimi, che correvano. Essi si rendevano conto che la vita, intesa come somma di rapporti non codificati ed imprevedibili, affascinante perchè sempre nuova, celebrava allora una sua turpe festa: alcuni pensarono che le avventure sportive e l'atmosfera nella quale avevano trascorso l'infanzia potesse perpetuarsi e definirsi con maggiore perspicuità attraverso la guerra. A scuola spesso le lezioni si svolgevano in un clima di tensione creato dalla presenza di un'arma che qualcuno era riuscito a procurarsi o, più semplicemente, dalla lettura di un volantino che i Comitati di Liberazione riuscivano a far circolare. Molti giovani giunsero, in quelle circostanze, ad una scelta politica; e non di rado essa fu quale l'educazione che avevano ricevuta ed il turbamento degli spiriti e delle menti potevano suggerire. È penoso considerare che qualche adolescente sia stato indotto, da uno stato d'animo più grande di lui, ad una scelta in un tempo della sua vita naturalmente destinato ad altre azioni ed a ben diversi pensieri. Ma, in fondo, coloro che presero parte, in qualche maniera, alla tragedia di quegli anni possedeva-no un indistinto entusiasmo e spesso accoratamente intuivano la battaglia di uomini e di idee che si andava svolgendo. Essi avvertivano il dovere della partecipazione con l'immaturità dei loro anni e perciò con tanto più fervore ed altrettanto minore possibilità di riuscire, in seguito, a liberarsi di un'esperienza iniziale così complessa ed eccitante. Non di meno, il dopoguerra si presentò ancor più tristemente. Non è raro che un eccessivo moralismo ingeneri nei giovani una discreta dose di cinismo; e, comunque, nessuno più di un ragazzo riesce a sceverare le falsità di un ambiente. Limitazioni, pregiudizi morali, avversione allo spirito moderno chiudevano i genitori in un riserbo senza apert11re; la burocrazia assumeva un atteggiamento, probabilmente necessario, di austerità; che nascondeva sovente la più squallida 1niseria. Di codesta saggezza, priva di aderenza ai fatti e moralmente astratta, si facevano spesso rappresentanti i professori; Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==