Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

dei commercianti nel voler mantenere in vita l'istituto della licenza, stia proprio a dimostrare l'opposto, tanto più che si sono avanzate non poche proposte per una « più efficace disciplina ». Qui a N apo1i si parlò a suo tempo di libertà che non << ecceda i limiti del ragionevole e dell'economico ,, (?), di « negare nuove concessioni dove esistono esercizi 5imilari », di ripristinare le « distanze di rispetto » tra spaccio e spaccio: e, si badi, le richieste non erano avanzate al legislatore, ma alla Commissione co1nunale per la discipli1na del commercio, il che prova ancora una volta quale e quanto potere conferisca, sia pure potenzialmente, alle categorie interessate, la legge del '27. Per concludere: gli interessi immediati dei commercianti, consistendo nel mantenimento delle attuali cc posizioni di equilibrio », se non addirittura in un loro « consolidamento », sembrano provatamente in contrasto con gli i,nteressi commerciali e collettivi, i quali esigono il s~peramento della struttura attuale. Valgano, contro le preo-ccupazioni avanzate dalla cc categoria », le parole di Luigi Einaudi che ricordano come « ·a rendere di nuovo l'organizzazione viva, operante e vantaggiosa agli associati ed agli estranei, uopo è che essa sia di conti11uo assillata e premuta da rivali di fatto e dal timore del loro nascere ». Resta da fare una considerazione fondamentale sui rapporti fra N·ord e Sud in merito al problema degli scambi, dell'attività commerciale, dello sviluppo economico e civile. Ci troviamo oggi in presenza di lodevoli sforzi per avviare nel Mezzogiorno un p,rocesso di industrializzazione; ossia, nel linguaggio di certa scienza economica moderna, uno sviluppo di attività dette secondarie, le primarie essendo l'agricoltura e le industrie estrattive. È necessario che la diffusione e lo sviluppo di tali attività secondarie si i11tegri con la diffusione e lo sviluppo di attività cosiddette terziarie (servizi e commerci); non dimenticando che la distinzione fra le relative fasi di sviluppo, è una distinzione assai più logica che cronologica. E perciò, come si cerca di sviluppare l'industria 11el momento stesso in cui si compie il massimo sforzo di trasformazione dell'agricoltura, così si dovrebbero fin da ora creare le condizioni per l'effettiva espansione e il reale progresso di quelle attività commerciali (terziarie) che dalla preindustrializzazione ed industrializzazione dovrebbero ricavare un maggiore impulso. Ciò posto è chiaro che nel Sud, dove il problema dello scambio si pone in questi termini, che sono i termini del problema dello scambio in un'area « depressa », la prima condizione da realizzare è l'11guaglianza dei punti di partenza per la libe.ra gara di tutti e l'affermazione dei migliori, affinchè non prevalgano nella selezione del nuov·o ceto commerciale del Mezzogiorno pochi protetti e privilegiati, sì invece molti, capaci ed economicamente degni. Se dunque si guarda soltanto al Nord - dove esistono organismi commerciali moderni, nati nel corso di un avanzato processo di industrializzaBibloteca Gino Bianco

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