Or bene, i punti a) e h) sono per lo meno discutibili: il primo perchè sarebbe necessario un confronto tra l'incremento delle ditte e l'incremento delle unità locali, ed inoltre un confronto tra il rapporto numero di esercizi-consumo nel 1951 e analogo rapporto nel 1954; il secondo perchè, se i dati della pubblicazione ministeriale autorizzano ad affermare che gli esercizi sono aumentati, non s-i vede come potrebbero autorizzare a concludere che essi non sarebbero aumentati in maggior misura se fosse stata abolita la .. licenza. Ma in quanto al terzo punto, esso appare affatto lacunoso ed arbitrario. In primo luogo noteremo che relativamente alla « discriminazione qualitativa degli operatori commerciali » occorre distinguere: se si vuole alludere a una fu11zione discriminativa del tutto formale, tendente ad escludere dalla attività c0mmerciale i disonesti inveterati, non vediamo perchè essa non potrebbe essere ben più equamente esplicata attraverso il semplice accertamento an1mìnistrativo dei requisiti legali tassativamente stabiliti. Ma se ci si vuole riferire anche a quella sostanziale ed assai più rilevante discriminazione che concerne le qualità imprenditoriali degli operatori commerciali, allora il sistema della concessione delle licenze come strumento selettivo si dimostra non solo inadeguato, ma controproducente: nell'atto stesso· in cui si sottrae al mercato l'esercizio della sua propria, connaturata funzione, che è la funzione di giudice ed altresì di giustiziere delle attitudini degli operatori economici, per conferirlo agli operatori medesmi, si snaturano e si inficiano quei caratteri di obiettività e di imparzialità peculiari di ogni disinteressato e illuminato giudizio. Al contrario, una selezione att11ata attraverso i criteri di valutazione soggettivi ed aprioristici di una categoria interessata non può non fomentare i favoritismi, i privilegi, le faziosità e le collusioni, che si traducono anche in termini elettorali e politici. A nulla vale proclamare di voler la fine del clientelismo politico ed elettorale, se non si comincia a dar vita ai buoni propositi distruggendo i mezzi attraverso cui prosperano appunto le « clientele ». Non basta evidentemente una più moderna organiz• zazione di partito a liquidare vecchi aggregati clientelistici; ma occorre l'intervento risoluto sul piano amministrativo, l'eliminazione delle matrici vere e proprie del favoreggiamento politico, ad evitare che la clientela politica ed elettorale, tra gli altri danni che arreca, abbia pure a conculcare sistema• ticamente gli interessi della clientela commerciale. Giriamo queste conside• razioni all'attenzione degli onorevoli Fanfani e Colombo che hanno dichiarato più volte di voler porre fine al capitolo del clientelismo politico ed elettorale nella storia del Mezzogiorno. In secondo luogo, ammesso pure che la licenza non abbia in alcun modo ·limitata l'espansione quantitativa degli esercizi commerciali, non si comprende come si possa dedurne che quanto non si è verificato sino ad oggi Lontinuerà a non verificarsi per l'avvenire. Ci sembra invece che la ostinazione [47] Bibloteca Gino Bianco
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