vendita al pubblico; 2°) che tale lice11za venisse rilasciata da una· speciale commissione costituita: dal sindaco (allora il podestà) o u.n suo rappresentante, da due rappresentanti delle associazioni dei commercianti e da due rappresentanti delle associazioni sindacali dei lavoratori dipendenti; 3°) che la commissione avrebbe potuto rifiutare la concessione, oltre che per la mancanza di requisiti legali, se a suo giudizio il numero degli spacci esistenti fosse stato ritenuto « sufficiente alle esigenze del comune » (e contro il rifiuto della licenza sarebbe stato possibile ricorrere alla Giunta Provinciale Amministrativa) tenuto conto dello sviluppo edilizio, della densità della popolazione e dell'ubicazione dei mercati rionali. . . . Da tale ordinamento risulta con chiarezza quale arma sia stata posta 1n mano alla categoria: è evidente che i commercianti - ed entro certi I.imiti anche i lavoratori presso di essi impiegati - hanno tutto l'interesse a precludere l'attività dei potenziali concorrenti. Quello della sufficienza alle esigenze del comune è un criterio di discriminazione quanto mai elastico, suscettibile come è di interpretazioni soggettive; nè il tener conto degli elementi su indicati sembra precisazione sufficiente ad eliminare qualsiasi possibilità di arbitrio. La presenza del sindaco o di un suo rappresentante nella commissione addetta al rilascio delle licenze e la possibilità del ricorso alla G.P.A., lungi dall'offrire una garanzia contro gli eventuali abusi, poss·ono dar luogo a beghe politico-elettorali, alla politica dei· « dispetti », alle raccomandazioni, alle cc bustarelle », e via dice11do: un ulteriore invito alla corruzione, alle cc clientele » e alla camorra, insomma. Nulla di strano nel fatto che la progettata abolizione di un simile strumento protezionistico abbia suscitato le rimostranze delle categorie interessate; e nemmeno straordinario il fatto che tutte le obiezioni addotte nel corso delle riunioni abbiano mosso all'assalto dietro l'insegna della « salvaguardia degli interessi generali della collettività », come quella che oggi, per consuetudine, è la più idonea all'occultamento della reale natura dei fi11i persegui ti. Annullare i vincoli esis.tenti all'iniziativa privata nel campo del commercio al dettaglio, si è detto, significherebbe aprire le vie dell'attività commerciale ad una massa di sprovveduti, di arrivisti, di improvvisatori, la quale aggraverebbe vieppiù il travaglio di q1:1estosettore dell'economia nazionale, comporterebbe uno spreco di capitali dannosissimo e implichereb 1 be la rovina degli attuali già troppo numerosi esercizi. Nè ·d'altronde l'abolizione dtlle licenze commerciali gioverebbe co1nunque alla limitazione dei costi di distribuzione: altissimi, come è noto, 1nel nostro paese. Infine, a null'altro si approderebbe che a recar danni al commercio, e quindi ai consumatori,. e di riflesso alla collettività intera. Ma, se appare pienamente logica e comprensibile la reazione della cate-. Bibloteca Gino Bianco
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