. . ..... nel denunciare la volontà di insabbiare la riforma, il controllo degli agrari, l'involuzione clerico-fascista della D.C.; e a procedere, proprio nella stagione precedente queste elezioni del '55, alla occupazione << simbolica » delle terre. Naturalmente, questa agitazione ha avuto l'effetto di risvegliare la vocazione riformatrice del Governo, che nell'agosto '54 ha espropriato altri 36 mila ettari. Insomma fino alla scadenza del termine per le notifichè • degli espropri, solo un terzo di tutta la terra di cui si annunciava l'esproprio e la redistribuzione è stata espropriata e redistribuita; e di questo terzo una buona metà è stata espropriata dopo l'agitazione comunista. Così il Governo si è esposto all'accusa di aver tentato di sabotare l'opera di riformd agraria; e ha insieme regalato ai comunisti la possibilità di poter attribuire alle loro « occupazioni simboliche>>il merito di quella parte di riforma cl1e è stata in realtà condotta a termine. Capolavoro politico, poi, la sconfessione da parte del P.L.I., dell'assessore liberale ali'Agricoltura, reo di aver rimesso in moto il meccanismo della legge. Se quindi la Democrazia Cristiana si presenta oggi alle elezioni con questo pesante passivo, esiste tuttavia per gli altri partiti di democrazia (specialmente per i socialdemocratici e i repubblicani) la possibilità di condurre in Sicilia una buona battaglia. Se infatti questi partiti collaborano o hanno finora collaborato con la D.C. sul piano nazionale, essi non han110 alcuna responsabilità di governo in Sicilia, e non dovrebbero perciò essere tra·volti dallo scontento di cui è fatto bersaglio il partito cattolico. Repubbiicani e socialdemocratici possono quindi fornire un'effettiva alternativa democratica alla D.C. sul piano elettorale, un'alternativa che potrebbe essere tanto più efficace in quanto essi non faranno certo un'opposizione del tipo di quella comunista, ma condurranno una campagna il cui scopo prine,ìpale sarebbe quello di << allineare le alleanze di Palermo su quella di Roma >>.Con queste osservazioni andiamo al cuore di uno dei co11trasti più vivi che oppongono oggi la D.C. e gli altri partiti del centro: il contra-sto cioè sulla legge elettorale siciliana. Infatti, proprio per « allineare le alleanze di Palermo su quelle di l{oma >>p, er tentare, cioè, di spezzare la necessità di un Governo di destra in Sicilia, che non può non essere in puntuale c9ntrasto con il quadripartito (o tripartito che sia) che regge a Roma le sorti dell'intero paese, il P.R~I., il P.S.D.I. e il P.L.I. reclamano una revisione dell'attuale legge elettorale e propongono di modificare l'utilizzazione dei resti: questa, che nella legge Bibloteca Gino Bianco
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