Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

compromesso, pur di assicurare un certo vantaggio alle piattaforme politiche rispettive: la competizione dei partiti era già di fatto incominciata. << La durezza della politica alleata, specialmente inglese, - dice giustamente Ragghianti - con il suo spiegamento e il suo peso contribuiva a consolidare e le resistenze conservatrici di varia indole... e le vecchie strutture amministrati ve, economiche e sociali nella forma in cui si erano rese stru1nenti dello stato fascista. E, ben s'in .. tende, contribui va anche a consolidare o ad incoraggiare le stesse resistenze conservatrici in seno all' esarchia dei partiti nel governo solidale espresso dal C.L.N. ✓.'>. In questa situazione, solo il P .d'A., pur riconoscendo << che il contributo risolutivo alla liberazione italiana lo avevano dato e lo davano gli eserciti alleati», affermav~1 energicamente l'esigenza di far pesare al massimo in fatto di politica internazionale il titolo costituito dalla Resistenza .. , e il buon diritto del popolo italiano all'autodecisione; con queste istanze andava naturalmente congiunta quella che la volontà e l'azione politica del C.L.N. e del governo che ne emanava fossero unitarie. Ma insieme il Partito d'Azione quasi pretendeva che, in nome di questa invocata unità nazionale, gli altri partiti si ponessero sulle sue stesse posizioni e propugnassero tutti le stesse forme sociali e politiche che esso vagheggiava. Non dispiacciano a Ragghianti queste osservazioni. Il rinnovamento democratico e le riforme che dire1no laburistiche, cioè gli ideali dell'azionismo liberale, furono allora i nostri e lo sono tutt'oggi, mutati solo in misura della diversa situazione. Ma è inutile recriminare su quello che avremmo voluto che fosse e che non Bibloteca Gino Bianco fu. I liberali, i democristiani e i comunisti agirono in quel modo perchè quelli erano e su quelle forze poggiavano: non potevamo pretendere che identificassero le loro posizioni con le nostre. E la Resistenza e la Liberazione diedero appunto i frutti che dovevano dare: il contributo alla guerra antifascista, l'autonomia e l'indipendenza italiane, il diritto alla autodecisione e la Costituente; non già le strutture sociali e politiche che noi volevamo, e che non ne erano la necessaria conseguenza. Il mito della Resistenza tradita può essere tanto pericoloso quanto lo fu quello della vittoria mutilata. 11 P .d'A. non fu certo messo fuori legge, partecipò liberamente alla competizione dei partiti; se fallì, prima ancora della consultazione elettorale, fallì per intrinseca debolezza. Ove la situazione rivoluzionaria fosse ancora potuta durare, certo non saremmo stati noi ad avvantaggiarcene; imbrigliata, non ci era preclusa la via per affermarci, se avessimo avuto Ja struttura e il mordente del grande partito, e non un indisciplinato coacervo di velleità e di programmi, e degli entusiastici ma effimeri consensi, dovuti in gran parte alla congiuntura della resistenza. Avvertiamo anche noi il vuoto che resta aperto nello schieramento politico italiano; valutiamo le conseguenze che la scomparsa di una vera Sinistra democratica ha avute nella vita politica italiana; speriamo ancora, nonostante tutto, che sorga finalmente qualche forza organizzata che rappresenti per l'Italia l'equivalente della democrazia roosveltiana o del laburismo liberale inglese; riconosciamo però che allora non vi fu una occasione mancata, bensì un partito mancato. Nè il parti"to del lavoro, alla cui costituzione

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