di Una Lotta nel suo corso e come in queste pagine viene mostrato e ribadito, il P .d'A. fu appunto il polo d'attrazione democratico nella resistenza al fascismo e l'anima stessa della guerra di liberazione. Nel primo e più vistoso suo aspetto, esso fu anzi in funzione di quella lotta, sorto con essa e con essa finito. Nato dalla confluenza di vari gruppi e tendenze, esso sentiva costituzionalmente, diremmo, l'esigenza dell'unità antifascistica e nazionale. Il punto più alto di questa volontà unitaria è rappresentato da Parri, che presenta e fa .. accettare, al momento di impugnare le armi, la disposizione per cui si nega << risolutamente all'organizzazione armata ogni carattere di partito, pur dovendo essa per ragioni di fatto svilupparsi dall'iniziativa dei partiti », e che insiste con fermezza « sul carattere nazionale, perchè democratico, dell'azione liberatrice >>. E a Parri e al suo partito si deve, se questo carattere della resistenza armata potè essere conservato fino alla fine, superando ogni sorta di ostacoli: in questo, per Ragghianti come per .. noi, risiede innanzitutto il valore positivo del Partito d'Azione. Ciò premesso, e detto che anche gli altri giudizi da noi espressi a proposito della Lotta ci sembrano confermati dal nuovo libro (ed anzi quasi tutti, siamo lieti di dirlo, coincidono con quelli del Ragghianti), possiamo ora esporre le considerazioni che quelle parole di Ragghianti citate all'inizio ci suggerivano, sul fondamentale equivoco azionistico tra l'ispirazione che diremo nazionale e il porsi come vero e proprio partito. Gli azionisti non solo erano tutti federalisti, ma anche tutti disposti a radicali riforme; spesso meridionalisti, e talvolta BiblotecaGino Bianco severamente critici verso lo << stato sto• rico »; sempre comunque tanto alieni da furore nazionalistico, che la guerra li trovò idealmente schierati dalla parte delle potenze ufficialmente nemiche. Eppure ben s'intende come poterono essere gli animatori del riscatto nazionale, perfino i puntigliosi difensori della dignità del Paese; come anzi questa funzione quasi di super-partito, o partito-guida della Nazione, fosse connaturata agli stessi ideali da cui erano mossi. Ma stupisce che il riuscire in questo compito desse loro !a magnanima illusione di poter guidare i partiti e il Paese tutto, sullo slancio rivoluzionario, a riforme strutturali, nel delineare le quali, peraltro, essi stessi non erano concordi. In questo equivoco tra super-partito nazionale, cui andò il popolare consenso, e partito, che era ancora da formare e che non riuscì a formarsi, noi crediamo di ravvisare il dra1nma del1' azionismo, ed ancora oggi di non pochi ex azionisti: forse anche il dramma di Ragghianti. Valgano come esempio i fatti ai quali la considerazione di Ragghianti si riferiva, cioè particolarmente quelli avutisi dopo il << compromesso di giugno a Roma » e la formazione del governo Bonomi, che mostrano chiaro questo equivoco. Le forze e le istituzioni, che avevano favorito il fascismo o vi si erano volentieri adattate per paura di una rivoluzione sociale, per conservare le loro posizioni erano allora disposte ad accettare di buon grado la parte dei vinti e ogni dura politica di punizione riservata all'Italia; ma anche le forze dell'antifascismo rappresentate nel Comitato di Liberazione Nazionale avevano mostrato, or l'una or l'altra, di essere inclini al
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