Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

organizzazione comune, è cosa per lo meno azzardata, quando sappiamo che dall~. nostre parti proprio in quel tempo la vivacità organizzativa raggiunse punte non più superate anche per opera d'i tutta una serie d'i piccole associazioni, gruppi, unioni genericamente « goliardiche n e di ordini goliardici che si agitarono in occasione delle competizioni elettorali degli 00.RR di quegli anni, e di intonazione confusarnente qualunquistica, alla quale non si sottrasse (e non si sottrae nemmeno oggi) lo stesso elettorato dell'U.G.l. E non si può dimenticare la presenza costante, forte per tradizione associativa e per capacità di lavoro qualificato, dei circoli della F.U.C.l. Cosa vuol dire allora che « le associazioni universitarie, goliardiche e non, o non esistevano o erano in crisi »? 2. L'instabilità strutturale e la questione aperta dei problemi della comunità (rapporti docenti-studenti) non era caratteristica degli 00.RR. meridionali ma di qudsi tutti gli Organismi Stildenteschi d'Italia e tittt:'oggi ciò costituisce un problema, come ben sa Tligezzi, da risolvere con mezzi appropriati e ai quali finalmente si crede essere pros,simi (riconoscimento giuridico). 3. Sempre alla data del gennaio 1952 non è vero che non esistesse un O.R. meridionale efficiente, se per efficienza si intende il funzio11,a1nento normale alla media di tutti gli 00.RR. Qualcu,no di essi, anzi, ritengo, si trovasse al di ,sopra di quella media. Solo l'O.R. di Bari non, era ancora sorto; non è vero che quello di Catania fosse già fuori deZl'UNURI: tutti sarino che quella sede dichiarò il recesso un anno e mezzo più tardi\ dopo il Congres,so di Montecatini (riferimento cronologico e non causale). 4. Vorrei che Vigezzi mi dimostrasse come gli univer,sitari cattolici continuino a manifestare nelle sedi meridionali spiccate simpatie per le destre, e in qual modo si1 riducano in posizioni reazionarie o almeno trasformiste con quel che segue. Se vuol dimdstrare l'assunto con la negata adesion,e · all'UNURI della sede di Catania a maggioranza cattòlica, egli cade in un grosso equivoco e non se ne avvede. Invito l'amico Vigezzi a scorrere la cronistoria dell'O.R. Catanese, a studiare (ma veramente) l'andamento delle alleanze tra i vari gruppi, a leggere (ma attentamente) i loro programnii · passati e presenti, a informarsi (ma con relativa documentazione) dell'opera delle Assemblee e del:le Giunte Esecutive dove mai cattolici e fascisti si sono trovati insieme, a scorrere (ma non ~orvolare) le statistiche elettorali e a rendersi conto di quale atteggiamento sia stata responsabile l'Inte.sa Catanese per ridurre, risalendo da sola ~ la corrente, i 28 seggi gufini del 1951 ai 17 attuali. E ciò, mi sia consentito, senza che a favore della democrazia universitaria si facesse viva a Catania l'azione di quell'U.G.l., scioltasi come neve, dopo un inizio promettrnte al grido della « indipendenza », al calore dei r, balli goliardici » e d~llc carnevalate tipo « festa della matricola », BiblotecaGino Bianco

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