Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

tica alla riforma fascista, egli rilevò che « di tutta la vita della scuola, dal primo all'ultimo grado, non è concepibile il risanamento, se in essa non viene infuso lo spirito degli ordinamenti liberali e democratici eliminati giuridicamente o praticamente dalla legislazione fascista». Un'altra relazione sui problemi della pubblica istruzione, ed in particolare sui loro aspetti meridionali, venne tenuta da Guido Della Valle, il quale considerava la lotta contro l'analfabetismo un momento fondamentale del programma unionista. Uno degli strumenti più adatti a condurre efficacemente tale lotta era, secondo l'oratore, il potenziamento di organi del tipo del << patronato scolastico», creato dalla legge Credaro-Daneo del 1911, che il fascismo si era affrettato a colpire, togliendo ai patronati i sussidi annuali, corrisposti sul bilancio dello Stato dai ministeri precedenti alla marcia su Roma. Una seconda parte del discorso era dedicata alla critica radicale della cosiddetta scuola d'avviamento professionale voluta dal regime: di questa scuola il Della Valle richiedeva una profonda trasformazione, rivolta non ad aumentare inutilmente i corsi ed inserire improvvisati laboratori specialmente nel Mezzogiorno, bensì a trasportare la scuola nell'officina o ad aggregare i nuovi corsi alla scuola d'arti e mestieri. Indubbiamente la politica scolastica rappresentava il problema che maggiormente richiedeva una soluzione moderna dei rapporti fra democrazia laica e democrazia cattolica; ed a questo proposito è interessante la relazione tenuta dal Salvatorelli su << fascismo e democrazia in politica ecclesiastica ». Si impongono, alla fine di una esposizione dei motivi fondamentali di quel Congresso, talune considerazioni che l'interesse contemporaneo sollecita vivamente. Si è visto nel corso delle precedenti pagine come l'Unione Nazionale non volle trascurare alcuno dei problemi tradizionali della società italiana: dal problema della formazione di un movimento sinceramente democratico, a quello della revisione della forma giuridica i11 cui era organizzata la vita pubblica prima e dopo la guerra (revisione da effettuarsi sulla base delle esperienze fornite dalla serie di attentati reazionari che si incontrano nella storia postunitaria); dal problema di una politica estera di iniziative europee e societarie alla liberalizzazione degli scambi; dalla riconosciuta necessità di una radicale giustizia tributaria, al problema delle forme di produzione e dell'organizzazione industriale regolat~ in funzione antitrust; dalla questione dell4 scuola a quella vaticctna, [117] ' . _, Bibloteca Gino Bianco

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