Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

idee nel regime. Storza enumerò le svolte restate più :tamòse, per la loro assurdità, della azione internazionale di Mussolini: i primi tentativi di accordo con la Francia per concordare un blocco continentale antiinglese ed i conati, di poco posteriori, rivolti a stabilire accordi con il governo britannico; i due ultimatum a termine fisso alla Jugoslavia, che non degnò di risposta nè l'uno nè l'altro, tanto palesemente era falsa la posizione del governo italiano; l'isolamento dopo Corfù e gli sforzi di riavvicinamento alla Jugoslavia; i dileggi rivolti alla Società delle Nazioni ed il susseguente riavvicinamento ad essa operato nel modo più goffo; e finalmente, l'enorme errore commesso nel respingere le proposte di Bonar Law cl1everamente avrebbe dovuto essere considerato una specie di angelo custode della finanza italiana, mentre ricevette i vituperi della stampa ufficiale; ed anzi fu in quest'ultima questione che il fascismo non esitò a rivelare in pieno la sua funzione di << antieuropa », rinfocolando le ambizioni carbosiderurgiche della Francia per far dispetto all'I11ghilterra e creando una situazione di instabilità, da cui l'Italia non poteva ricevere che danno, come accadde per l'appunto nella rinuncia ai vantaggi che ci offriva la proposta dello statista inglese circa i debiti di guerra. Mussolini non riusciva a comprendere che nelle questioni che egli riteneva di vitale interesse per il nostro paese, come ·corfù, no11sarebbe mai riuscito ad ottenere l'aiuto della Francia contro l'Inghilterra o viceversa, ma le avrebbe trovate, come in effetti le trovò, ostili entrambe ed unite contro le ambizioni paradossali dell'Italia; e respingendo quella volta le proposte di Bonar Law, non solo l'Italia perdeva grandi vantaggi economici, non solo rinunziava alla opportunità di una grande politica europea, ma si lasciava sfuggire la possibilità di utilissime intese. Era infatti quello il momento in cui il paese godeva della più ampia facoltà di scelta per le alleanze che mai avesse avuto nella sua storia: ma Mussolini aveva bisogno, ai fini di un riassodamento interno, di colpi di scena; e per lui valevano meglio colpi di mano rumorosi, e alla fine fallimentari, anzichè una qualsiasi politica di ragione. Una politica estera della democrazia - diceva Sforza - non può che essere una politica rivolta al rafforzamento della Società delle Nazioni, a favorire l'ingresso in essa della Germania, al graduale disarmo, alla collaborazione con Washington: << Noi avremmo dovuto - egli proseguiva - favorire il protocollo di Ginevra che Herriot e Mac Donald negoziarono e che avrebbe risposto ai nostri bisogni molto meglio del patto di garanzia Bibloteca Gino Bianco

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