Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

velate resistenze alla conti11uazione della tattica aventiniana. Qualcuno fra i delegati al Congresso riteneva utile la discesa nell'aula, magari accompag11ata da una maggiore durezza nei confronti dei fiancheggiatori, presenti e passati; ma si trattò veramente di casi poco rilevanti. E se qui ci siamo ~offermati particolarmente su questo problema dell'Aventino, è perchè esso adombrava l'altra e più importante questione della trasformazione o meno dell,Unione Nazionale in partito. In verità, quasi tutti sentivano l'esigenza di un forte partito di centro orientato a sinistra, ma non trovavano un accordo unanime sulla valutazione del grado di compattezza e di consapevolezza politica raggiunta dal movimento. È interessante a tal fine il discorso di Dante Dall'Ara, che, dopo quello di Amendola, appare certo il più acuto: il segretario politico dell'Unione Nazionale prendeva atto, da un lato, dell'esigenza generalmente avvertita di dare vita ad un partito di uomini nuovi e di idee originali, capace di lottare per porre la democrazia su basi solide, e dall'altro, del rifiuto dei liberali di Orlando e di Salandra (benchè già questi fossero passati all'opposizione) di prendere un pur generico contatto al fine di allargare l'Unione. Quest'ultima, d'altra parte, non aveva ritenuto doversi rivolgere alla Democrazia sociale di Colonna di Cesarò, << perchè a noi parve indispensabile che si dovesse dare la sensazione di una formazione nuova; nella quale dovevano bensì rifluire le varie correnti democratiche, ma non bastava, a nostro avviso, un semplice vincolo federale fra gli organismi preesistenti (1 ). Dall'Ara insisteva molto su questa necessità di formare un vero e proprio partito e dimostrava la necessità di chiarire la natura e la fisionomia politica del movimento nei confronti delle altre formazioni. ( 1 ) Il Dall'Ara forniva pure dati interessanti sull'attività e la consistenza dell'Unione Nazionale. Apprendiamo ad esempio, che essa contava, nel primo anno di vita, 150 sezioni; che quelle di Napoli, Roma, Foggia, Lecce, Milano, Taranto contavano più di mille iscritti. Quanto ai gruppi,_ essi erano 350; s'erano inoltre tenuti i comizi in ogni parte d'Italia, da Amendola (che aveva parlato sull'atteggiamento nei confronti del comunismo e del movimento operaio), da Ruini ( << il bluff economico e finanziario del fascismo »), da Presutti (sullo Stato costituzionale), da Molè (sulla libertà di stampa), da Bencivenga (sulla situazione militare), da Berlinguer (sulle riforme giudiziarie fasciste). Si era poi svolto un convegno per l'Alta Italia a Milano, un convegno per l'Italia Meridionale e le Isole; erano stati stampati opuscoli e bollettini che sfidavano le leggi ristrettive della libertà di stampa. B~blotecaGino Bianco

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