Nord e Sud - anno II - n. 5 - aprile 1955

tepubbiicana, 0 almeno ostile a quella monàrchia che aveva sostenuto il fascismo. E poi erano chiare a tutti le scarse simpatie che i leaders del· l'Aventino nutrivano per la monarchia: basti pensare ad Amendola, a Cianca, a Molè, a Vinciguerra, a Salvatorelli, Papafava, ecc. Inoltre, gli alleati aventiniani dell'Unione Nazionale erano animati da una chiara << tendenzialità >>repubblicana. Esistevano tuttavia, ed erano anche in nurr1ero rilevante, autentici inonarchici, i quali più volte nel Congresso dichiararono_ di ritener possibile la sopravvivenza dell'istituzione in una più moderna ed ampia concezione dello Stato e dei rapporti fra autorità e cittadini. E più volte richiamarono, a sostegno della loro tesi, il modello anglosassone, il cui mito esercitò sempre nella storia d'Italia, dal Parlamento subalpino in poi, u11 grande fascino. I repubblicani, dal canto loro, avevano qualche peccato d'ingenuità e d'astrazione: basti pensare che molti di essi, a differenza di coloro chè dettero vita all'Unione Nazionale, avevano ritenuto possibili rapporti amichevoli con il fascismo, ingannati dai suoi bluffs radicali e dalla sua fa.• mosa << tendenzialità >>repubblicana, tutta rivolta a ricattare la monarchia. A Colonna di Cesarò, il quale rimproverava al Congresso dell'Unione Nazionale di non voler affrontare il problema dèl regime, di non essere abbastanza radicale, di non sapersi liberare dal peso di clientele raccogli• ticce ed ingombranti; ed alla Voce repubblicana (20 giugno 1925), che aveva accolto nelle sue colonne l'intervista di Cesarò commentandola favorevolmente, Il Mondo (21 giugno 1925) rispondeva in sostanza che il concetto di clientela non consisteva tanto nella quantità o qualità dell'elettorato, ma _nella maggiore o minore coesione politica, nell'idem de republica sentire, nella maggiore o minore adesione dell'elettorato stesso al programma politico dei suoi rappresentanti. E poichè l'Unione Nazionale aveva preso una strada ben de.finita, Il Monda non vedeva come si potesse parlare di << clientele>> invece che di un elettorato, il quale aveva fatto una sua precisa scelta, nutrendo fiducia, non senza rischio, in poche ma sicure posizioni personali, sempre più scoperte ed impegnate in una lotta combattuta senza le tradizionali ambiguità. Ma le parole di Colonna di Cesarò lasciavano chiaramente comprendere come egli fosse preoccupato del fatto che nell'Unione Nazionale e'erano troppi uomini della vecchia democrazia e che per questo motivo Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==