,, caldeggiate, talvolta dietro suò suggerimento. Ed t proprio questo in sò~ stanza che prova come l'Unione Nazionale ponesse nei confronti dell'uomo di Dronero una pregiudiziale che investiva le basi del suo sistema; ed effet• tivamente, quando l'azione di governo di Giolitti divenne un vero e proprio sistema, in quel momento stesso perse ogni efficacia. Tuttavia è innegabile che molto il fascismo dovette a questa rivalità esistente nel campo democratico; ed anche se è ammissibile il contegno di Amendola verso Giolitti, e viceversa, data la impossibilità reciproca nei due uomini di comprendersi, per la profonda diversità del loro linguaggio, non è però spiegabile.. con motivi insuperabili il disaccordo nell'op- • • posizione. -- Verso i Repubblicani esisteva naturalmente la pregiudiziale istit11zionale: e ciò coinvolgeva un problema tattico. Amendola riteneva che la liberazione dal fascismo potesse venire solo dal Re; il paese non aveva, per lui, più alcuna capacità di reazione, mentre la classe possidente era ormai tutta passata al fascismo. Dall'estero non venivano che lodi per Mussolini, specialmente dopo i primi dubbi. Poi, liberazione dall'estero significava guerra: ed Amendola aveva concezioni europee troppo radicate, e della guerra moderna un'intuizione troppo precisa e veramente profetica, per confidare a un conflitto tutt'altro che attuale la sconfitta del regime. Restava il Re: bisognava dargli la sensazione che il fascismo non fosse la sua unica àncora di salvezza. Ci si potrà domandare, a questo punto, se sia lecito, quando si coltivano ambizioni tattiche così audaci, contentarsi dell'Aventino. Ma l'Aventino non rapprese11tava la negazione della tattica per una scelta di severa ed originale intransigenza. Al contrario, la concezione che Amendola ne aveva, mentre rispondeva senza dubbio a esigenze squisitamente tattiche, era soprattutto la conseguenza di una sottile intuizione etico-politica. In un primo tempo l'Aventino doveva, secondo Amendola, esprimere quella rottura che avrebbe indicato al paese ed all'estero il fascismo come usurpatore sovversivo, anzichè come il restauratore dell'ordine. Ma, come giustamente Giolitti aveva intuito, esisteva nella soluzione aventiniana una seria contraddizione fra la conclamata fedeltà alla monarchia e la rottura che ne derivava: si trattava in effetti di una protesta sostanziale, che, per la sua stessa intransigenza e per la denuncia di tutte le corresponsabilità e complicità, finiva con l'evolversi verso una soluzione veramente [99] Bibloteca Gino. Bianco
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