• . ~ Una prima questione, dunque, era questa: come s1 caratterizza l'Unione Nazionale nel coro delle opposizioni? Ovvero, di qual natura è la sua opposizione, quali motivi essa rivendica e difende? Quale differenza esiste fra il suo atteggiamento nei riguardi del regime e l'atteggiamento degli altri oppositori? Ed infine, al di là dello stesso antifascismo., quale alternativa positiva, concreta, di governo insomma, si offriva al paese? Bisognava uscire dalle proteste generiche di una metà del Parlamento che, dopo di aver lasciato i suoi migliori uomini esposti alla violenza del1' altra metà, ne lamentava la perdita, e reclamava dalla magistratura l'adempimento di un astratto dovere di tecnica del giure. Ma uscire da questa posizione non significava far proprio un programma da Ordine Nuovo, il che avrebbe significato insensibilità per il problema del regime; significava invece porsi sul terreno di lotta con gli strumenti propri, ai quali la forza poteva venire solo dalla coscienza pubblica e quindi solo da un loro uso persistente ed intransigente; significava porsi come alternativa di governo e di restaurazione democratica, dopo aver ben chiarito - però - un senso moderno della democrazia: perchè come Amendola non avrebbe combattuto per stabilire un « ordine nuovo>>, così non avrebbe neppure lottato per far rivivere quel sistema che a torto o a ragione egli identificava negli aspetti deteriori del giolittismo. In questo senso, dunque, le divergenze fra l'Unione Nazionale ed i giolittiani si approfondivano: per una questione che diremmo di classe dirigente. Quello che veramente separava l'Unione Nazionale dal resto dello schieramento democratico era la coscienza della necessità d'allargare le basi politiche dello Stato e di aprire l'interpretazione dello Statuto ad esigenze rivelatesi prepotenti nel dopoguerra. A Giolitti gli unionisti rimproveravano in sostanza le stesse cose che gli avevano rimproverato i vociani, l'Unità di Salvemini, Nitti e tanti altrt; eppure, se si pensa al Giolitti dell'immediato dopoguerra, ci si meraviglia che la politica tributaria estçra e agraria da lui prospettate non riuscissero a coagulare in maniera durevole l'opinione democratica. Accade più volte, rileggendo Amendola e Nitti, d'incontrarsi con propositi e con programmi tipicamente giolittiani; tanto è vero che Sforza, il quale nel dopoguerra concordava con il vecchio statista su certe nostre scelte improrogabili di politica estera, portò in seno all'Unione Nazionale le medesime soluzioni che Giolitti aveva [98] BiblotecaGino Bianco ,,
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