, al settore agricolo, quello delle famigerate f azen,de, è senz'altro da sconsigliare. Operai specializzati dell 'agricoltt1ra~ quali i trattoristi, si son visti pagare irrisori salari di 20-25 cruzeiros al giorno, quando il cruzeiro era già sceso al valore (cambio libero) di I 3 lire: una paga cioè di 250-300 lire· giornaliere, con alloggi privi di impianti igienici, ed orari di lavoro varianti dalle 10 alle 14 ore giornaliere. Inoltre, l'inflazione, che ormai ha preso nellesue spire il Brasile, rende illusorio il risparmio, per cui cade il movente primo dell'emigrante, di mettere da parte un gruzzolo per il ritorno. Questo spiega come il nostro flusso emigratorio sia andato negli ultimi anni scemando, stabilizzandosi ora st1t1na cifra intorno alle 15.000 unità. Secondo le· cifre dell'Istituto Centrale di Statistica, nel 1953 si ebbero per il Brasile 14.318 emigranti, rispetto ai 16.942 del 1952( e bisogna considerare che per la maggior parte si è trattato di familiari partiti tramite il CIME), con 5.174 rimpatri nel 1953 rispetto ai 1425 del 1952. Degli altri paesi dell'America, soltanto il Venezuela offre ancora buone possibilità di impiego per gente qualificata che sia disposta a recarsi nel1 'interno (in località situate a decine di chilometri di distanza dal primo• centro abitato), ben intenzionata ad un lavoro duro, in un clima semiequatoriale. La speranza di facile lavoro ha qui provocato numerose delusioni, che hanno causato il raddoppio della cifra dei rimpatri, salita, nel 1953, a 6.741 contro 23.705 espatri. Altrove, nei paesi andini della costa del Pacifico come in quelli centro-· americani, molteplici fattori impediscono lo stabilirsi di correnti di colo-· nizzazione e di popolamento di nostri lavoratori: il loro svilt1ppo embrionale, la mancanza di una effettiva stabilità politico-economica, bassi salari, clima non dappertutto sopportabile, livello sociale inferiore. Il successo di una eventuale corrente emigratoria italiana in questi paesi è condizionata al finanziamento di serie opere di colonizzazione; ma di finanziamenti internazionali si è soltanto par lato senza che mai si concretizzassero; a finan-- ziamenti italiani, che pure sono stati tentati con una facilità di sperpero· davvero sorprendente non è il caso di pensare, data la necessità di investire le risorse nazionali in opere produttive interne. Per questa ragione i vari inviti degli Stati sud americani a tentativi di colonizzazione non si sono• quasi mai potuti accogliere: quelli ad esempio avanzati dal Paraguay nel 1951, dall'Ecuador, dal Messico. Nel Cile con l'appoggio dell'Ente regione Trentino - Alto Adige, si effettuò nella primavera del '51 un tentativo di" [95] Bibloteca Gino Bianco
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