dopo di aver riconosciuto che tutti i progetti e le realizzazioni del Governo non sono sufficienti a risolvere il problema della disoccupazione, disse: « È necessario organizzare un piano di emigrazione europea che consenta la sistemazione, nei paesi europei meno popolati, e con buòne possibilità economiche, di buona parte della popolazione eccedente italiana >>. Queste parole non sono conciliabili con i fatti su accennati, specialmente quando si pensa che la conseguenza immediata dell'accordo italo-francese e della mancata applicazione delle sue clausole migliori è stata una sensibile diminuzione del flusso emigratorio italiano. In totale, negli anni del dopoguerra si sono recati in Francia circa 250.000 lavoratori italiani. Ma, rispetto ai 72.000 emigranti circa del 1947, siamo scesi da 20-30.000 degli anni successivi; e rispetto ai 29.618 emigranti del 1952, soltanto 10.942 individui si sono recati in Francia nel 1953. Tali cifre sono andate soggette ad una ulteriore contrazione nel corso del 1954 per l'abolizione degli assegni familiari. Alle proteste degli emigrati, che mediante i detti assegni riuscivano a sostenere le famiglie rimaste in Italia (e questi assegni rappresentavano anche una consistente cifra nel conteggio delle rimesse : 500 milioni di franchi nel 1951), le autorità francesi hanno replicato: « riavrete gli assegni quando porterete in Francia le vostre famiglie >>, ed hanno concesso un termine di 18 mesi per trovare un alloggio. Ma di alloggi, in Francia, e particolarmente nei dipartimenti del1a Meuse e della Mosella, principali destinazioni della nostra emigrazione, non se ne trovano. Intanto, il 30 giugno 1954, coloro che non erano riusciti a farsi raggiungere dai propri congiunti hanno visto sensibilmente decurtati i propri salari. BELGIO - Anche questo accordo concede un potere eccessivo alla commissione di selezione belga; le clausole generali non sarebbero comunque tra le peggiori, ove venissero rispettate ed applicate da parte belga. I « logements convenables )) di cui si parla negli accordi italo-belgi non sono stati sino ad oggi che delle baracche. Dal 1946 alla fine del 1953 negli charbonnages belgi, ben 412 operai italiani sono morti, di cui solo nel 1953 ben 101. I nostri minatori rappresentano infatti _nelleminiere belghe la più alta percentuale di m_anod'opera straniera. Secondo dati pubblicati dalle statistiche ufficiali belghe, al 31 dicembre 1954 gli charbonnages belgi impiegavano 53.400 lavoratori italiani. Quelli occupati al fondo delle miniere [85] Bibloteca Gino Bianco
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