Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

In conclusione non si può affermare che, nelle condizioni date, l 'en1igrazione sia un danno. La situazione nel Mezzogiorno è quella che e. Per alleviarla in un primo momento, e poi debellarla, non ci sono che due modi, complementari: accrescere le fonti di lavoro mediante stanziamenti produttivi da parte dello Stato; ridurre l'offerta di lavoro. Tale riduzione, anche se sottrae al paese la mano d'opera più intraprendente, è però possibile soltanto a mezzo dell'emigrazione. In dieci anni, si ripete, secondo i calcoli dell'O.N.U., con una cifra di 60-70 mila emigranti all'anno da tutta 1 Italia, create le premesse stabili per un incremento della produzione agricola e industriale, sarebbe possibile assorbire interamente le nuove leve di lavoro; il che verrebbe peraltro facilitato dal naturale decrescere del tasso delle nascite. È una cifra che ci sembra insufficiente. Per raggit1ngere lo scopo dell'eliminazione della disoccupazione, il Mezzogiorno avrebbe bisogno di occupare altrove, annualmente, sino al 1965, alme110 100.000 unità. Per attingere questa cifra si è fatto poco, e il poco si è fatto 1nale. Da quando Mussolini abolì il vecchio Commissariato Generale per l'Emigrazione, l'argomento e in Italia di competenza della Direzione Generale dell'Emigrazione, la quale è alle dirette dipendenze di Palazzo Chigi. Dalla attività di questa Direzione Generale sono scaturiti i seguenti accordi . . . . . em1grator1 con paesi stran1er1: FRANCIA - L'accordo firmato il 3 febbraio 1948, è stato seguito dalla convenzione italo-francese per il trasferimento delle rimesse ( 15 marzo 1949) e da una successiva convenzione (15 giugno 1951) sugli assegni familiari. È un accordo che concede all'Office National d'Jmmigration un assoluto potere discrezionale nella selezione e nell'ingaggio degli emigranti. Quello delle Commissioni tecniche e mediche straniere stabilitesi in Italia a fare il bello e il cattivo tempo è ormai triste consuetudine; ed è un fatto che alcuni consolati d'oltre Atlantico compiono indagini personali sull'aspirante-emigrante, parallelamente a quelle svolte dalle Questure per il rilascio dei passaporti. Il nulla osta dell'autorità nazionale non ha quindi alcun valore e il nostro emigrante viene così lasciato in b·alia delle nazioni d'imBibloteca Gino Bianco

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