Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

Banca d'Italia neppure ne senta l'odore; soltanto da Napoli, che raccoglie il movimento del Mezzogiorno, attraverso canali clandestini, partono giornalmente per la Svizzera circa 40.000 dollari, che assommano in un anno alla cifra di 14.600.000 dollari, pari a miliardi 9 e 125 milioni di lire. Ciò che gli oppositori dell'emigrazione non calcolano o non desiderano calco1are è quanto spenderebbe ancora lo Stato per mantenere in Italia l'emigrante. Colui che parte è, sì, un individuo giunto alla perfetta età produttiva, ma è generalmente un individuo che, rimanendo, nulla restituirebbe ancora alla società che lo ha formato, trattandosi quasi sempre di un disoccupato o di un sottoccupato, di una unità di consumo insomma, che continuerebbe ad essere di peso alla collettività. Se questa spende quindi . 4 milioni per portare un uomo alla maturità produttiva, nell'esportarlo ne risparmia almeno altrettanti, per il decrescere di un'unità di disoccupazione a carico del pubblico erario. L'esportazione di capitale vjene in tal modo ad essere controbilanciata da un risparmio pari alle unità dj consumo esportate da parte del paese d'emigrazione, con un guadagno netto rappresentato dalle rimesse che annualmente affluiscono in patria. C'è da notare piuttosto che l'effetto delle rimesse nel Mezzogiorno è stato sino ad oggi nullo, sia per le condizioni generali, che sempre hanno assorbito ed impedito l'iniziativa individuale, sia per il drenaggio del denaro in beni di consumo prodotti dalle industrie settentriona]i. Il giorno però in cui anche il Mezzogiorno sarà in condizioni di produrre una parte dei beni domandati dalla sua popolazione, gli effetti delle rimesse potranno farsi meglio sentire in un giro locale di denaro. Anche il breve studio del dott. Occhiuti della Banca d'Italia va riveduto entro questo quadro. Peraltro, alla sua affermazione, secondo la quale il continuo depauperamento di uomini validi dovuto all'emigrazione porterebbe nel Sud ad un aumento progressivo delle unità di consumo a detrimento delle unità di lavoro, si può opporre la considerazione se le cosiddette unità di lavoro siano effettivamente tali; e si deve indagare, inoltre, per accertare se quelle che nel detto studio sono annoverate tra le unità di consumo, e cioè economicamente passive, non siano in effetti anche unità di lavoro. Le donne, ad esempio, sono sempre, come ha ampiamente dimostrato il prof. Giorgio Mortara, unità di lavoro; e l'opera domestica femminile è economicamente da considerarsi attiva anche se non produce beni tangibili. Bibloteca Gino Bianco

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