scala, l'erosione dei gruppi di età maggiormente produttiva, aumentando con ciò l'onere economico del mantenimento della popolazione inattiva, e privando l'economia del paese di una parte dello spirito d'impresa della generazione più giovane dalla quale lo sviluppo economico largamente dipende. Quale che sia il punto di vista assunto circa la desiderabilità di un'emigrazione su vasta scala dai paesi dell'Europa n1eridionale, due sono le conclusioni che scaturiscono dalle osservazioni che precedono: la prima è che l'organizzazione dell'e~igrazione oltremare dovrebbe venire modificata in modo da servire in misura meno unilaterale gli interessi del paese ospitante. In particolare è desiderabile che si adotti un criterio di selezione meno rigoroso circa le categorie di persone ammesse all'immigrazione, e che i paesi ospitanti si astengano dal porre come condizione che l'immi- , gran te (o il suo Governo) contribuiscano a finanziare il suo _insediamento. La seconda è che l'emigrazione dall'Europa meridionale ad altri paesi europei è preferibile all'emigrazione oltremare. Le obiezioni dettate da motivi demografici che possono essere sollevate contro un'emigrazione oltremare su larga scala hanno molto minor forza nel caso di una emigrazione • intereuropea, che può venire organizzata su base stagionale, o ~ltrimenti temporanea. Migrazioni del genere sono importanti nel caso degli Italiani che si recano in Svizzera; e taluni movimenti di lavoratori stagionali hanno luogo anche tra la Spagna settentrionale e la Francia meridionale. Ma la sola possibilità veramente importante sembra essere quella dei movimenti migratori dall'Italia verso la Francia. Ci troviamo qui di fronte a due paesi confinanti, con strette affinità di linguaggio, religione e struttura culturale in genere. Uno di essi è, sotto tutti i profili, sottosviluppato; mentre l'altro soffre per una disoccupazione strutturale su ampia scala. Nei primi anni del dopoguerra vennero formulati in Francia piani ambiziosi per incrementare una immigrazione su larga scala. Nel 1946 l'allora sottosegretario di Stato · per la popolazione propose un fabbisogno minimo di 5 milioni di immigranti. L'opinione pubblica francese era sotto l'impressione dell'immane lavoro da compiere per modernizzare l'economia del paese, e della mancanza di braccia per compierlo. Da allora l'atmosfera è alquanto cambiata; la Francia si trova ora nella situazione paradossale di un paese sottopopolato, ma in cui tuttavia è diffuso il timore che non sia possibile impiegare neppure l'attuale popolazione in età di lavoro >>. Il rapporto della Commissione Economica per l'Europa dell'O.N.U. [80] Bibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==