r Nel rapporto annuale dell'E.C.E. del 1953, si legge, tra l'altro: « tanto in Grecia che in Italia, le opinioni divergono quanto ali' opportunità di una emigrazione su vasta scala, intesa come mezzo per combattere la disoccupazione. E i motivi addotti a sostegno dell'atteggiamento scettico non sono in verità privi dr forza. In primo luogo, i metodi attraverso i quali l'emigrazione oltremare viene il piY delle volte organizzata oggi conducono inevitabilmente a favorire il paese d'immigrazione a danno di quello d'emi-· grazione; e ciò in una maniera tale che appare dubbio se, in definitiva, quest'ultimo risenta o meno un vantaggio netto. Il paese d'immigrazione vuole di norma controllare non solo il numero d'immigranti ma anche la loro qualità per quanto concerne l'età, l'addestramento, ed altri criteri. E nel paese di emigrazione non v'è alcuna possibilità di controbilanciare questa scelta in senso opposto. Al contrario, sono normalmente gli elementi più ' intelligenti e intraprendenti che prendono l'iniziativa di andarsene all'estero, in cerca di un miglior futuro. In questo modo, nelle attuali condizioni, l'emigrazione è formata in prevalente misura da giovani appena giunti all'età in cui cominciano ad essere produttivi. Il paese d'origine deve così sopportare tutto l'onere di farli crescere e di educarli, e forse anche quello di mantenerli in vecchiaia, quando essi, come sovente accade, fanno ritorno, mentre il paese d'immigrazione trae vantaggio dallo sforzo produttivo dell'immigrante nel. periodo della sua vita in cui egli produce più di quanto consuma. Sotto questo aspetto, l'emigrazione in linea di fatto equivale ad una esportazione del capitale investito-nell'emigrante. A questo si deve aggiungere che sovente sono posti limiti all'ammontare delle rimesse verso la madre patria, e che in taluni casi si pone pure la condizione che gli emigranti (o il loro Governo) forniscano il capitale necessario all'insediamento. Questi aspetti negativi dell'emigrazione, considerati dal punto di vista del1'economia del paese di origine, appaiono ancor più dannosi ove vengano esaminati unitamente alle prospettive di evoluzione della popolazione to-- tale e della sua distribuzione per età. Sulla base dei dati raccolti risulta, nei paesi dell'Europa meridionale, una diminuzione nei tassi di natalità che, ove si consolidasse, potrebbe, congiuntamente ad un declino dei tassi di mortalità, sfociare in una notevole diminuzione della percentuale di popolazione nei gruppi di età produttiva. Questa diminuzione, è vero, non può essere attesa per il· prossimo decennio, ma ci si può quanto meno chiedere se i paesi che desiderino accelerare, mediante un'emigrazione su vasta Bibloteca Gino Bianco •
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