aziende, in altre parole, sono del tutto prive di una voce distinta nel coro dei produttori organizzati, e non possono pertanto neppure essere considerate vere e proprie minoranze, non essendosi qualificate come tali. Non vi è quindi da stupirsi se la loro politica sindacale sia in pratica determinata dagli imprenditori privati, con l'aggravante che i dirigenti delle aziende I.R.I., privi di un efficiente controllo gerarchico, ed inseriti in un sistema di società a catena che facilita oltre misura l'annacquamento delle respo11sabilità, hanno goduto di una condizione di irresponsabilità amministrativa (13 ), alla quale, oltre che, naturalmente, alle innegabili difficoltà della riconversione post-bellica, va in buona parte imputata la viva tensione esistente nei rapporti sindacali. Però la rottura del fronte padronale unitario e la costituzione di un inquadramento indipendente delle industrie di Stato, che agisca come unità contrattuale a sè stante nel campo sindacale, ha un senso soltanto nella misura in cui all'iniziativa difensiva (lo H sganciamento >>) seguano azioni conseguenti, che nel nuovo inquadramento trovano la necessaria premessa, ma in esso, certame11te, non si esauriscono. Solo su questo piano si può allora rispondere alla non infondata preoc- _ cupazione che l'autonomia sindacale delle aziende a partecipazione statale possa aprire la strada ad una serie di agitazioni sindacali, favorite dal venir meno della copertura confindustriale. Tale opinione ha infatti il torto di dare per dimostrato che l'ottima politica del personale sia rappresentata da quella perseguita finora dalla Confindustria, una politica, cioè, che è essenzialmente diretta alla difesa del minimo costo marginale di produzione (senza permettere alcuna discriminazione tra le varie aziende secondo il loro rendimento individuale) e alla conservazione delle prerogative padronali intese in senso autoritario; il che ha determinato, tra l'altro, una netta involuzione nella disciplina dei licenziamenti e condizioni estremamente difficili per ( 13 ) I casi limite si sono avuti quando le aziende I.R.I. hanno operato in collusione con gruppi privati ad esse esterni. Lasciamo ancora la parola alla relazione La Malfa: « È stato lamentato che le Aziende di pertinenza statale, e pertanto patrimonio dell'intera collettività, finiscano col subire ,la pressione di interessi di parte, talvolta in palese contrasto con gli interessi generali, e riflettere posizioni che non sono connaturate al loro carattere e alla loro funzione. Questo rilievo non è privo di fondamento », ecc. Un esempio significativo è dato dal «caso» Dalmine-Innocenti, discusso alla Camera il 25 settembre e jl 5 ottobre 1950 (interpellanza Ariosto). V. anche: E. Rossi, op. cit., pagg. 78-79. Bibloteca Gino Bianco
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