Nord e Sud - anno II - n. 4 - marzo 1955

• , taglia del 7 giugno quanto la politica della CED furono impostate da uomini che solo in piccolissima parte si riportavano alla cultura e al metodo << crociano »: il che dimostra quanto sia arbitrario e poco pertinente il tentativo di vedere nelle debolezze di quella politica le debolezze di una cultura e di un metodo, quando invece il discorso dovrebbe investire un settore assai più ampio, nel quale confluiscono elementi culturali svariatissimi.. Insistendo sull'opportunità e l'utilità delle analisi sociologiche, il Segre ci offre tuttavia il destro per qualche precisazione in materia di rapporti tra storicismo e sociologia, che non vogliamo trascurare. Da più parti si è udito lamentare, negli ultimi anni, che la critica radicale della sociologia ad opera dello storicismo abbia inaridito in Italia i rigogliosi frutti della ricerca sociologica. Ora, va precisato che la sociologia contro la quale lo storicismo ebbe a rivolgere i suoi colpi, era la sociologia « classica » dell'età positivistica: i suoi concetti di causarlità, di legge sociale, della società come « dato naturale » o « di fatto », vennero battuti in breccia dallo storicismo. Ma oggi è la stessa sociologia che li ha abbandonati : in relazione alla caduta del concetto di causalità, al trasformarsi di quello di legge naturale, all'introduzione dei principi di indeterminazione, relatività, probabilità nella fisica, la sociologia ha modificato i suoi metodi e i suoi obbiettivi. È chiaro dunque che la critica dello storicismo ha avutto, se mai, un gran merito in questo settore, contribuendo ad eliminare più rapidamente una disciplina nata male, e destinata a spegnersi per la propria debolezza di lì a qualche decennio. La sociologia della quale oggi si riparla volge il suo esame non alla società in generaìe (come si faceva, per esempio, con la « legge di evoluzione >>), n1a a gruppi determinati (una città, una regione, le aree metropolitane di un paese, un gruppo sociale a sè stante), di cui cerca di precisare i caratteri individuandone quelle « more or less recurrent · activities » che si concretano nelle « istituzio11i >> del gruppo, cercando di stabilire gli indici di probabile « ripetibilità >> di siffatte attività e comportamenti, ecc. Entro questi limiti, più modesti e meglio delimitati, è indubbio che risultati utili possano essere raggiunti dalle ricerche sociologiche, e contro di esse lo storicismo non ha da forrpulare obiezione alcuna, come non ha da sollevarne contro ogni altra scienza o disciplina empirica (purchè naturalmente non sia fallace nei suoi presupposti anche sul piano empirico, come accadeva nella vecchia sociologia). Con l'avvertenza però che si tratta sempre di risultati « empirici», cioè di prima approssimazione : giacchè il metodo sociologico in quanto tale contiene un elemento naturalistico e deterministico (i tentativi di sfuggire all'alternativa determinismo-indeterminismo, come quello dell'Abbignano [nel volun1e miscellaneo Filosofia e sociologia, Bologna, il Mulin·o, 1954, p. 31], confermano l'impossibilità per la sociologia di attingere la sfera dei problemi di libertà-necessità, che è propriamente la sfera dell'umano) al quale sfugge necessariamente il processo creativo della realtà sociale, che è processo essenzialmente dialettico. Al metodo sociologico è peréiò negato il contatto con il particolare degli individui, che sono tali e liberamente agiscono, in quanto la loro azione na,- [49] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==