Posto questo suo principalissimo interesse, egli può anche parlare di esten- :-ione della riccola proprietà contadina (ma previo un «riequilibrio» della riforma agraria), di « cointeressenza » degli operai agli utili delle aziende (ma come un mezzo per eliminare gli alti salari e giungere ad una soluzione «·brillante>> della lotta di classe) e perfino di sostanziali riforme tributarie (ma in vista soprattutto di una politica industriale meno protezionistica e assicurativa): demagogia, come si vede, che lascia bene aperte molte parte dietro di sè. Per il P.N.M., invece, l'ordine è una precisa situazione politico-sociale, della quale il tratto principale viene significativamente fissato dalla risoluta ostilità del partito ad ogni accenno di riforma agraria. A dire il vero, non è questo un argomento del quale la stampa del P.N.M. si occupi poi volentieri; e anche al congresso di Milano non si può dire sia stato il tema dominante. Ma quel che se ne dice, di quanti lunghi discorsi tien luogo! Rivediamo, riassumendole, le opinioni esposte da Covelli nella sua relazione congressuale. Coi 600 mila ettari espropriati si potranno sistemare tutto al più da 30 a 35 mila famiglie di cc rurali», vale a dire da 120 a 150 mila unità; e questa operazione costa sinora al contribuente 65 miliardi, ma finirà col costargliene molti di più. E poi gli assegnatari diventano comunisti; e la produzione agricola ne viene contratta e il reddito agrario è (sì e no) il 50 % di quel che dovrebbe essere; e il risparmio, che nella piccola e media agricoltura ha la sua prima fonte, non si accumula. Tutto ciò quando questo problema, che certo esiste, « è stato già una volta affrontato, ma con diversi criteri... che tenevano conto non solo delle esigenze sociali, ma anche di quelle della pro- , duzione >>.E perchè, infine, fare la riforma contro, anzichè con i pro-· prietari, quando i « cosiddetti latifondisti >>sono, volendo, dei così bravi agricoltori? Bisogna finirla onnai con questi « esperimenti da laboratorio . dei professorini della sinistra democristiana >> ! Ond · è che in ultimo il Congresso decise in materia di affidare ad un relitto del più reazionario fascismo, il barone Giacomo Acerbo, già ras di Pescara, l'incarico di apprestare per i parlamentari del P.N.M. uno schema di provvedimento legislativo in cui siano integrati e aggiornati i concetti informatori delle leggi sulla bonifica integrale e le trasformazioni fon diarie. Come è chiaro, malgrado le proteste dell'on. Covelli il P.N.M. è proprio quel partito di agrari, del quale gli avversari parlano e del quale sono note le idee in materia di imposizione tributaria, di politica dogaeBibloteca Gino Bianco
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