gati a Lauro da stretti rapporti o addirittura da comunanza di affari. Ancor più notevole è il fatto che sei di essi (i cinque sopra citati e l 'onorevole Chiarolanza) siano stati eletti a Napoli; due (De Falco e Rubino) nella circoscrizione di Benevento-Salerno-Avellino; uno, Spadazzi, in quella di Potenza-Matera. Notevole - dicevamo - questa, per così dire, geografia parlamentare del P.M.P. in quanto essa individua esatta-. mente i centri di forza del nuovo partito nel Paese. Anche come orga11izzazione, infatti, esso vive intorno al grosso nucleo campano, e in particolare napoletano, con propaggini ài una incerta consistenza in Lucania, Puglia e anche in A·bruzzi, mentre più debole appare la sua pre1senzain Sicilia e 11elLazio, e ancor più in Calabria e in Sardegna. Particolarmente grave appare in questo quadro, la carenza del P.M.P. in Sicilia, quando si ponga mente alla importanza delle forze isolane nello schieramento monarchico. Se, ciò nonostante, l 'on. Alliata, in una conferenza stampa tenuta dopo la chiusura del Congresso del P.N.M. a Milano, prospettò la probabilità di un'unione fra monarchici popolari e nazionali per le prossime elezioni regionali sicule, dobbiamo ritenere che, data la somma degli interessi in gioco, anche il n1odesto apporto dei voti del P.M.P. siciliano abbia la sua importanza per il P.N.M., non più sicuro delle sue fortissime posizioni di una volta. Non maggiori han finito col profilarsi le conseguenze della scissione in un altro e non meno importante settore : quello delle amministrazioni comunali, provinciali e regionali del Mezzogiorno, ove, fra il '51 e il '52, i monarchici avevano conquistato molte e imPortanti posizioni e dove pertanto si ebbe ragione di temere a un certo punto un grosso perturbamento della normale routine amministrativa. Compatti son restati nel P.N.M. i deputati dei parlamenti siciliano e sardo, nè alcuna defezione di rilievo il vecchio partito ha avuto da lamentare tra le file dei consiglieri provinciali e comunali delle stesse regioni; mentre anche nel continente l'attesa crisi delle amministrazioni meridionali di destra, o poggiate sulla destra, si è ridotta in sostanza a provocare non più di uno stato di vivo disagio in qualcuno dei municipi maggiori. Tale è stato, ad esempio, il caso di Avellino, il cui consiglio comunale versa ormai dalla fine di ottobre in uno stato di crisi effettiva, anche se non formale, poichè, essendo ben quattro assessori passati al P.M.P. e avendo il Sindaco Cuciniello revocato loro la firma, i dissidenti insistono nel non volersi dimettere dalla Giunta, nè questa può dimettersi in ,blocco, non [33] Bibloteca Gino Bianco '
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